mercoledì 11 marzo 2009

ROBERTO GATTO - "The Music Next Door" Universal


Ispirato a quello di un famoso film di François Truffaut (il magistrale “La Signora Della Porta Accanto”, con Gerard Depardieu e Fanny Ardant, 1981), il titolo di questo nuovo album di Roberto Gatto estrinseca il desiderio di approcciare composizioni apparentemente lontane dalla sfera jazz, brani molto popolari provenienti dalla proverbiale “porta accanto”, destrutturandoli e rivisitandoli con il gusto e le dinamiche del classico quintetto.


Consuetudine per alcuni grandi artisti d'oltreoceano (Louis Armstrong, Miles Davis, Sonny Rollins, Herbie Hancock), la riproposizione di brani ripresi dalla musica popolare e rivisti in un'ottica jazzistica è una costante nella carriera del batterista romano, nella cui discografia trovano posto collaborazioni coi più grandi nomi del jazz ma anche digressioni nel pop, nel rock e nel blues. Non a caso nel lavoro precedente Gatto  rendeva omaggio al prog-rock di Genesis, King Crimson, Pink Floyd, Matching Mole e Robert Wyatt (Omaggio al Progressive, uscito nel 2008 per la collana Jazz Italiano Live de L'Espresso, disco passato un po' in sordina che varrebbe la pena di recuperare).


Per questa nuova fatica discografica, Gatto riunisce in studio un quartetto di amici e collaboratori di vecchia data, andando a pescare alcuni tra i musicisti italiani più apprezzati della scena jazz internazionale: Stefano Bollani al pianoforte, Paolo Fresu alla tromba, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Daniele Tittarelli al sassofono. Una All-Stars band che non tradisce le attese.


Recuperando brani dal repertorio di artisti oggettivamente molto diversi tra loro, Gatto e compagni propongono quello che a prima vista potrebbe apparire come un semplice divertissement da serata live ed invece finisce per rivelarsi un lavoro coèso, solido e vibrante, omogeneo nell'allineare autori ed interpreti del calibro di Elvis Costello (“You Left Me In The Dark”), Mina (“Le Tue Mani”, di Spotti/Montano), Ennio Morricone (“A Fistful Of Dynamite” dal film “Giù La Testa” di Sergio Leone), Chic (“At Last I'm Free”) e Ruggero Leoncavallo (la celebre “Vesti La Giubba” dall'opera “I Pagliacci”).

Come di consueto, c'é spazio anche per qualche brano originale firmato dal leader, il quale ancora una volta dimostra ottime capacità compositive, soprattutto nella splendida title-track.


Partendo dall'arrangiamento originale del brano, il quintetto ne riprende il tema sostituendo la parte vocale con tromba o sassofono. Nello svilupparsi della composizione trovano successivamente ampio spazio le improvvisazioni dei musicisti, con il piano fluido di Bollani ad intessere una struttura articolata, sulla quale Fresu e Tittarelli si ritagliano ampio spazio di movimento. 


La ritmica di Gatto e Bonaccorso è ormai collaudata, i due hanno un interplay solido e dinamico e si permettono spunti e fraseggi solistici ben misurati. Al solito, Gatto si dimostra prima di tutto grande musicista, privilegiando un batterismo funzionale ai brani, evitando di eccedere in velleità solistiche invadenti o fini a se stesse. 


Un ottimo disco per un valente quintetto, a testimonianza della grandezza di Roberto Gatto, batterista dalla tecnica invidiabile, fine divulgatore, dotato di un gusto e una sensibilità che pochi altri musicisti possono vantare. Attendiamo ora i lavori dedicati ad Hendrix e Led Zeppelin, anticipati dal Nostro in una recente intervista.