martedì 3 marzo 2009

Johnny Flynn - "A Larum" (Lost Highway)


Mutuando il titolo da un'espressione teatrale che può significare “allarme” come “rumore fuori scena”, l'ex-attore shakespeariano Johnny Flynn ed i suoi Sussex Wit pubblicano, per la sempre più attiva Lost Highway, questo bell'album nel quale emerge l'interessante personalità di Flynn, cantautore appena venticinquenne di origine sudafricana, ora di stanza a Londra, il quale si destreggia con padronanza tra sonorità irlandesi, folk albionico e cantautorato americano.

Dotato di una voce carica nelle timbriche, ai limiti dell'antemico, che porta alla mente Martin Carthy o il miglior Billy Bragg, Flynn porta a casa un lavoro solido, ricco negli arrangiamenti ariosi, suonato con la dovuta intenzione e godibile dalla prima all'ultima nota.
Flynn si dice ispirato in eguale misura da Dylan e Simon, ma la sua vocazione di giramondo si palesa spesso e volentieri negli arrangiamenti, sorprendendo per freschezza ed originalità.

Registrato presso i Bear Creek Studios di Seattle e prodotto da Ryan Hadlock, già al lavoro con Strokes, Stephen Malkmus, Afgan Whigs e Blonde Redhead, l'album allinea tredici brani, nei quali le influenze vengono miscelate sapientemente rendendo il lavoro omogeneo e moderno, da molto tempo non si sentiva un esordio così convincente.

Dal folk-rock sincopato di The Box, irish-style song di apertura, con un ritornello che prende al primo ascolto, all'upbeat acustico del singolo Tickle Me Pink, dalle atmosfere dylaniane di Brown Trout Blues allo stridente shuffle dell'appalachiana Eyeless In Holloway, passando per l'evocativa Cold Breed e la funerea Hong Kong Cemetry, cupa e waitsiana. Un disco che convince ascolto dopo ascolto. Un cantautore sicuramente da non perdere di vista.

Da segnalare infine l'ottimo packaging, soprattutto nella versione digipack, contenente un libretto con bucoliche immagini, bei disegni e collage molto particolari.