lunedì 16 febbraio 2009

William Elliott Whitmore - "Animals In The Dark" (Anti- Records)


Strepitoso album questo Animals In The Dark col quale William Elliott Whitmore esordisce su Anti- Records, benemerita casa discografica che vanta nel proprio roster artisti del calibro di Tom Waits, Mavis Staples e Michael Franti. Dopo una serie di pubblicazioni indipendenti, caratterizzate da arrangiamenti di basso profilo sorretti da voce, banjo e poco altro, Whitmore fa il salto di qualità mettendo sul piatto una serie di grandi canzoni, arrangiate ottimamente, nelle quali il suo vocalismo grave ed intenso gioca un ruolo fondamentale.


Whitmore è musicista tosto, mischia folk, country e cantautorato in maniera naturale e diretta, scrive testi di grande impatto, senza timore di dire ciò che pensa. Onesta ed essenziale, priva di inutili orpelli, la sua musica nasce dalle radici per andare ad insinuarsi profondamente nel tessuto sociale di una nazione impestata di contraddizioni, che costringe personaggi come Whitmore ai margini, a camminare sul sottile confine tra lecito ed illecito.

Nei testi sono palesi le critiche ad un sistema che l'autore considera malato, la cui salvezza può dipendere solamente dai valori e dalle speranze che spronano le persone a reagire alle situazioni difficili. Non solo critica feroce, quindi, ma anche pregnante messaggio di fede.


In questo senso possiamo avvicinare il lavoro alle opere di Woody Guthrie, sia per le atmosfere folk-oriented, sia per la poetica diretta e critica verso i centri di potere.

Mutiny, brano di apertura, è una sorta di manifesto del disagio per l’attuale situazione statunitense; Whitmore, su un tappeto ritmico marziale, lancia un’invettiva verso il governo del proprio paese, senza risparmiare nessuno. Il brano è potente, la voce in primo piano, apre il disco con rabbia ed intensità. Una stilettata.


La successiva Who Stole The Soul è già capolavoro. Minimale, per voce e chitarra, con un testo permeato di profonda amarezza ed un ingresso di archi da brivido. Da sola vale il disco.

Johnny Law, già ascoltata nei live shows del Nostro, è un pezzo di stampo country/bluegrass, nel quale Whitmore paga tributo, pur con le dovute distanze, a Johnny Cash.

Old Devils, scelta come singolo per il lancio dell’album, vede Whitmore circondato da una band al completo, a costruire un pezzo deciso, che si riallaccia nelle liriche all’iniziale Mutiny, in un crescendo incalzante.


Hell Or High Water è ancora dura critica sociale, suonata con vigore e convinzione.

Da segnalare anche la rootsy Lifetime Underground,  la roccata There's Hope For You e la conclusiva, più pacata, A Good Day To Die, minimale ballad graffiante che valorizza il vocalismo di Whitmore.

Un lavoro solido, convincente, con tutti i brani ad altissimi livelli. William Elliott Whitmore è sicuramente un personaggio da tenere d’occhio, una personalità obliqua e decisamente peculiare che si pone tra i più interessanti cantautori emersi negli ultimi anni.