mercoledì 10 gennaio 2024

Video della Settimana: Ty Segall - My Best Friend

A pochi giorni dall'uscita del nuovo album 'Three Bells', Ty Segall pubblica un divertente video ufficiale per il brano My Best Friend. Enjoy!



lunedì 1 gennaio 2024

Playlist Gennaio 2024

Ecco la Playlist di Gennaio. Link diretto

Buon 2024!

 


mercoledì 27 dicembre 2023

Video della Settimana: W.Haynes & Playing for Change - Soulshine

Chiudiamo bene l'anno con questa splendida versione di Soulshine che il buon Warren Haynes re-interpreta con alcuni musicisti del progetto Playing for Change. Enjoy!



martedì 26 dicembre 2023

The Felice Brothers - Asylum on the Hill (Self)


di Chris Airoldi

La fine del 2023 è stata decisamente prodiga di buona musica: ci ha regalato il grande ritorno di alcuni nomi illustri, diverse solide conferme e qualche stuzzicante nome nuovo che sarà il caso di tenere d'occhio nel prossimo futuro. In piena zona Cesarini è saltato fuori a sorpresa questo 'Asylum on the Hill', pubblicato il 15 Dicembre nel solo formato liquido, scaricabile dalla pagina Bandcamp dei Felice Brothers, un disco che arriva a due anni di distanza dall'ottimo 'From Dreams to Dust' (Yep Roc 2021), da molti considerato tra i migliori lavori della band da Catskills, NY. 

Registrato come il precedente nella vecchia chiesa di Harlemville che i fratelli hanno trasformato in studio, vede alla consolle e alla co-produzione il fido Nate Wood, sempre più a proprio agio coi suoni minimali e intensi, spesso flebili, della band di Ian e James Felice. Solo dieci giorni di lavoro, per 12 brani decisamente belli, dai quali traspare una stramba atmosfera di rilassatezza, probabilmente frutto della totale mancanza di pressioni discografiche o produttive. Ma attenzione: non si tratta di un disco leggero e spensierato, bensì di un lavoro ispirato e concreto, estremamente maturo, che allinea una prodigiosa serie di racconti in musica, con qualche momento lieve ma in prevalenza temi molto profondi e affascinanti. 

Ian Felice lo ha definito: "un disco sul fare musica perché amiamo farla; (un disco) che parla di gerani rossi che diventano mostruosamente grandi e potenti, di varie deformità del cuore e della mente, e del ritorno inaspettato di un musicista di strada, morto da tempo e dimenticato". Un miscuglio dunque interessante e peculiare, tutto da assaporare, che già dopo pochi ascolti riesce a farci ammettere di aver chiuso forse troppo presto la lista dei migliori dischi dell'anno: 'Asylum on the Hill' vi si colloca senza dubbio a pieno titolo, e siamo certi non saremo i soli a rimettere mano alle nostre classifiche per una irrinunciabile variante in corso d'opera. 

L'intensa ballad iniziale Candy Gallows è tanto profonda nel testo quanto riuscita nell'arrangiamento; semplice per approccio ma carica in fase strutturale, con le voci (un amico direbbe: "hanno portato i Beach Boys in chiesa") usate alla perfezione per sostenere l'andamento generale e sottolineare un crescendo centrale/finale molto emozionante. Un'apertura di lavoro intrigante, che fa da apripista all'apparente frivolezza musicale di una ritmica Strawberry Blonde, la quale volutamente richiama melodie pop pre-masticate per infilarsi agilmente sottopelle e rilasciare il carico pesante di un testo assolutamente amaro. L'illusoria leggerezza resta solamente nella banale dichiarazione contenuta nel ritornello ("Strawberry Blonde, I love you"), ma tutto il resto delle liriche ci parla di un amore deluso, disperato e bistrattato, mentre un piano beffardo e le voci in qualche modo se la ridacchiano in sottofondo.

Abundance è una gemma oscura che apre come una soul ballad d'altri tempi, con il basso a dettare il ritmo, per poi sputare fuori un ritornello corale, sgangherato ma potente, che dà ancora più forza ad un testo sulla solitudine e il disincanto. Fisarmonica e piano allestiscono una struttura musicale solida, sulla quale prospera una coralità forte e incisiva, quasi broadwayana, per un brano strepitoso. Teeth in the Tabloids è invece una piano ballad che assieme alla successiva Macrame ci porta alla mente i territori cari a The Band o ai migliori Jayhawks, ma in un'ottica dimessa. Le voci a duettare, il piano in contrappunto, la batteria quadrata, per un tuffo in piena atmosfera No Depression, Roots Rock o Americana, chiamatela come diavolo vi pare. 

C'é spazio anche per qualche momento più scanzonato, con la movimentata Green Automobile e la sincopata When Susie Was a Skeleton; la prima è introdotta da un piano verticale con un suono da saloon che trova la complicità nella gestione del ritmo in una cowbell, mentre la seconda è una sorta di filastrocca divertita con un testo molto acuto. Entrambe, pur avendo una natura acustica, mostrano uno spirito vicino a quello di certa new wave anglo-americana degli '80-90. I bei cori fanno la differenza e rendono questi brani godibili, qualcosa di più di semplici riempitivi, utili a far sì che il disco diventi decisamente più eterogeneo, pur senza abbassarne la tensione generale. 

Spring Gazing è un breve intermezzo con una voce di bimbo a recitare un estratto dal testo della poetessa cinese Xue Tao su una base di armonici di chitarra, invero un po' inquietante, ma perfetto per introdurre l'evocativa Long Dead Street Musician, ennesima ballad del disco, con un peculiare ritmo marziale che esalta un retrogusto di folk britannico che si esplicita soprattutto nel ritornello corale, uno dei momenti migliori di tutto il disco. Si torna in territori più rock con l'upbeat di Birds of the Wild West, brano con ancora la fisarmonica a farla da padrona. Un bel testo, le acustiche a macinare chilometri, la ritmica a far battere il piedino e le solite belle voci; ci sono tutti gli ingredienti per un brano che dal vivo si farà certamente apprezzare. 

La title-track ci trasporta inaspettatamente nella fredda atmosfera della Seconda Guerra Mondiale. È un brano splendido, inutile girarci attorno; qualcuno probabilmente dirà fin troppo Dylaniano, ok, ma avercene di brani così. Testo bellissimo, arrangiamento perfetto, è puro oro liquido. E se ancora non bastasse c'é la conclusiva What Will You Do Now, una commovente composizione per piano, voce e poco altro, anch'essa a livelli sublimi; la cantasse Tom Waits, tanto per dire, si urlerebbe al capolavoro. Da sole queste ultime due composizioni valgono il costo dell'album, fidatevi.

Disco dell'anno? Chi l'avrebbe detto? (8,5/10)

The Felice Brothers su Bandcamp
The Felice Brothers

venerdì 15 dicembre 2023

Harp - Albion (Bella Union)

 



di Chris Airoldi

Gradito ritorno quello di Tim Smith, ex-vocalist e principale autore dei texani Midlake, band che a seguito della dipartita del leader ha alternato uscite molto buone a momenti decisamente interlocutori e tuttora è alla ricerca di un colpo di reni che la faccia uscire da un preoccupante stallo creativo.

Smith si è invece preso tutto il tempo, una decina di anni buoni, per creare insieme alla compagna Kathi Zung il progetto Harp, artefice di un lavoro che farà felici i fans del combo da Denton ma anche coloro che amano le atmosfere intrise di malinconia e le reminescenze di certo soft-rock degli anni '70 e '80 che, va detto, trovavano ampio spazio già nei lavori della band, la quale ha sempre palesato una propensione per certi suoni, più europei che americani.

Ecco dunque 12 brani nei quali a farla da padrone è ovviamente la voce ora dolcemente eterea ora lascivamente lirica di Smith, che molto spesso è doppiata o triplicata con quel pizzico di dissonanze sparse che da sempre fanno parte del lessico del musicista texano insieme ai temi agro-dolci dei testi, ancora incentrati sulla difficoltà dell'essere umano e sulla ricerca di una sorta di redenzione dai passi falsi che la vita ci porta inesorabilmente a fare.

Si potrebbe pensare che ispirazione e temi abbiano dato vita ad un album dalle tinte invernali e dalle atmosfere fredde; in realtà, al di là della copertina e di una certa iconografia medioevale utilizzata, il lavoro ci trasporta in una dimensione avvolgente che sfugge dal pessimismo o da qualsiasi emozione negativa, per mantenerci in una sorta di caldo giaciglio in cui regna una sognante consapevolezza.

I suoni sono accuratamente centellinati, non ci sono guizzi dinamici o vibranti colpi di scena, ma un insieme solido di brani che all'impatto sonoro privilegiano quello emotivo. Dalla splendida apertura con la strumentale The Pleasant Grey, che con un gioco di pitch va a trasfigurare nel brillante singolo I Am the Seed, brano sicuramente tra i migliori dell'anno, si arriva fino alla ritmata ballata onirica A Fountain, per un trittico iniziale di straordinaria bellezza.

Daughters of Albion è una cadenzata soft ballad forse un tantino più risaputa di ciò che la precede, ma è un buon viatico per la successiva Chrystals, tanto lieve quanto breve episodio, che ha nel DNA l'essenza di ciò che erano i Midlake di Tim Smith: purezza e inquietudine. Country Cathedral Love si regge su un arpeggio semplice ed efficace e su un morbido tappeto di voci, ha un andamento quasi da mantra e assieme alla successiva Shining Spires costituisce il cuore di questo lavoro, in un connubio di luci ed ombre molto suggestivo.

Silver Wings ci riporta nei territori cari ai Midlake; è un brano che non avrebbe affatto sfigurato nella tracklist dello splendido 'The Trials of Van Occupanther' (2006), così come il seguente Seven Long Suns, nel quale la voce e il flauto si rincorrono su territori brumosi per poi affacciarsi su un ritornello con le voci dominanti, gran pezzo. Moon è un altro strumentale che mantiene alto il pathos del lavoro accompagnandoci verso i due brani finali. 

Throne of Amber, ritmato e ossessivo, con quel peculiare suono di chitarra che per una scelta di arrangiamento forse un po' avventata mette in ombra la vocalità di Smith, ha bisogno di più ascolti per essere apprezzato. Herstmonceux si apre invece con un coro registrato in una cattedrale scozzese e chiude il cerchio riprendendo il testo di I Am the Seed con lo splendido verso finale "quietly the sorrow flees from me, bright as day the soul no longer grieves" che ribadisce il senso di questo lavoro, l'intenzione dell'autore di scavare nel profondo dell'ascoltatore, per trarne una morbida sensazione positiva che riscaldi questi tempi freddi e bui. (8,5/10)

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