mercoledì 11 marzo 2009

Daby Touré & Skip McDonald - "Call My Name" (Real World)


Mini-album contenente sei brani, questo Call My Name testimonia la collaborazione tra Daby Touré, giovane musicista proveniente dalla Mauritania, visto a Milano di spalla a Peter Gabriel nel 2004, e Skip McDonald, bluesman afroamericano da Dayton, Ohio, conosciuto ai più con il nome d'arte di Little Axe.


Incontratisi qualche anno fa negli studi Real World nel Wiltshire, mentre registravano i rispettivi album solisti, i due hanno instaurato un rapporto di amicizia e collaborazione, giungendo a dividere il palco in diverse occasioni. Era un'evoluzione naturale, dunque, la realizzazione di un lavoro che unisse la musicalità tutta africana di Touré alle solide pentatoniche di McDonald.


Ed il risultato è uno splendido e variegato album, nel quale due vocalità così distanti per timbro ed intensità si intrecciano e rincorrono su tessuti sonori sinuosi, ritmicamente intricati, con le chitarre e le percussioni a tracciare percorsi a tratti irresistibili.


Past Time apre il lavoro in maniera vigorosa con l'ostinata batteria a divincolarsi su poderose ritmiche reggae, trascinandosi appresso le chitarre acustiche arpeggiate con decisione, mentre la voce di Touré disegna fluide evoluzioni ed armonie, lanciando il ritornello affidato alla timbrica “americana” di McDonald.


Sinners unisce le timbriche dei griot senegalesi al blues canonico, John Lee Hooker incontra lo Mbalax. McDonalds libera un lamento ancestrale sulle bellissime armonie vocali afro, in un pezzo che a tratti ricorda il miglior Youssou N'Dour.


Il ritmo aumenta con il rock venato di reggae di Lost Voices, col bell'inciso dettato dal timbro acuto della voce di Touré. Brano godibilissimo nel suo incedere leggero.


Will You Call My Name, composizione dedicata ai bambini di strada africani, è un botta e risposta tra i due protagonisti, che mischiano linguaggi e forme sonore in un mix che riporta alla mente il lavoro di Johnny Clegg. 


Time Has Come, dal repertorio di Little Axe è brano più canonico, soulful e sincopato, con un bel lavoro di chitarre, buon viatico per la conclusiva ballata uptempo Riddem, che chiude il lavoro con ritmo ed interessanti spunti vocali.


Disco convincente per un connubio che in futuro potrebbe dare altre ottime soddisfazioni. Grande merito a Peter Gabriel, che da vent'anni con la sua Real World persegue una strada impervia ma costellata di grandi sorprese, come questa.