mercoledì 21 gennaio 2009

Rewiring Genesis - "A Tribute To The Lamb Lies Down On Broadway" (Progrock)


Progetto particolare, questo Rewiring Genesis che vede coinvolto il batterista e cantante degli Spock's Beard Nick D'Virgilio, in combutta con il produttore Mark Hornsby (New Found Glory, Foreigner, Steve Winwood, Ricky Martin), nella rivisitazione di una delle opere fondamentali del rock progressivo anni '70, quel The Lamb Lies Down On Broadway che rappresentò il canto del cigno dei Genesis dell'era-Gabriel. 


Un doppio concept album pubblicato nel 1974, visionario racconto della vicenda surreale di Rael, teppista newyorchese coinvolto in un viaggio onirico tra simbolismo e misticismo; disco complesso, in alcuni momenti di difficile lettura, amatissimo dai fans della prima ora, che segnò la definitiva frattura tra Peter Gabriel ed il resto della band, chiudendone di fatto la collaborazione al termine della spettacolare tournée che ne seguì. Il resto è storia.


Dietro questa operazione targata 2009, c'é evidentemente il desiderio esclusivo di un fortunato fan, oggi musicista apprezzato a livello internazionale, di rendere un sentito omaggio ad una tra le band più importanti all'interno del proprio background musicale (con la quale Nick D'Virgilio ha peraltro collaborato per il poco esaltante lavoro Calling All Stations, pubblicato nel 1997 senza l'apporto di Phil Collins), reincidendo un capolavoro impegnativo e multiforme, nell'ottica di attualizzarne sonorità e dinamiche.


Ne risulta un lavoro che con tutta probabilità lascerà perplessi o indifferenti i fans di Peter Gabriel e soci ma che potenzialmente potrebbe avvicinare nuovi accoliti alla leggendaria band inglese, provenienti dalla numerosa legione di fanatici del modern prog proposto da D'Virgilio con gli Spock's Beard.


Siamo di fronte alla rivisitazione fedele di una serie di brani entrati nella storia della musica, per i quali D'Virgilio e Hornsby hanno cesellato arrangiamenti rispettosi delle versioni originali, cercando di spostare l'attenzione verso una tiepida sperimentazione, grazie al parco utilizzo di sonorità e stilemi a loro congeniali, evitando di strafare.

Sono della partita il bassista Dave Martin, il chitarrista Don Carr ed il tastierista Jeff Taylor, oltre ad una nutrita sezione d'archi e fiati. 


La produzione di Mark Hornsby è probabilmente l'aspetto più interessante del lavoro; riesce ad affrontare un compito decisamente improbo uscendone in maniera brillante, restituendo a composizioni vecchie di trentacinque anni una freschezza impensabile.

Sostituendo i vecchi timbri sintetici di Tony Banks, che oggi suonerebbero un po' datati, con voci, ottoni ed archi, Hornby ridà nuova linfa alle composizioni dell'album, rendendole attualissime ed evidenziandone l'indiscutibile qualità intrinseca.


La voce di D'Virgilio paga lo scotto del confronto con Peter Gabriel. Va dato comunque atto al buon Nick di possedere buone doti ed una personalità, certamente non esaltante, ma per certi versi originale, che lo fa uscire abbastanza indenne da questa coraggiosa esperienza.

Buone dunque le versioni rivedute e corrette della title-track e delle splendide The Lamia, Carpet Crawlers, In The Cage, The Chambers of 32 Doors e The Colony Of Slippermen, ottimamente arrangiate ed interpretate.


Ciò che stupisce è constatare quanto le composizioni della leggendaria band britannica mantengano un appeal moderno ed attuale, i Genesis sono sempre stati considerati, a ragione, una band molto “avanti” rispetto all'epoca nella quale vissero il loro massimo splendore, e questo tributo ne è la riprova.


Un disco che probabilmente lascerà una traccia infinitesimale, sia nella storia della musica sia nel cammino artistico del batterista californiano, ma che vale la pena di ascoltare, per capire quanto le opere del passato possano influenzare alcuni tra i più celebrati musicisti contemporanei.