
Torna nei negozi, a poco più di un anno dall'ingiustamente trascurato “Little Grey Sheep” (Waterbug Records – 2008), il talentuoso cantautore texano Danny Schmidt, con il sesto album in carriera pubblicato sotto l'egida dell'ottima etichetta Red House Records (Guy Davis, Greg Brown, Eliza Gilkyson).
Con alle spalle una storia molto particolare - qualche anno fa gli fu infatti diagnosticato un tumore che lo costrinse, vista la mancanza di assicurazione sanitaria, a produrre dischi per pagarsi le cure mediche - Schmidt giunge con questo lavoro alla prova più matura e convincente, mostrando un songwriting di eccezionale spessore e ponendosi tra i più interessanti interpreti della scena Folk/Americana statunitense attuale.
Come di consueto racchiuso in un artwork splendidamente illustrato (ad opera dell'artista polacco Jacek Yerka), il disco ci mostra un musicista dal solido background tra folk e roots-rock, con Townes Van Zandt nel cuore ed una poetica per la quale spesso e volentieri la critica ha citato come mentore l'immenso Leonard Cohen, in un paragone sicuramente scomodo, ma oltremodo calzante.
Ciò che rende questo lavoro così affascinante è la bontà delle composizioni, costruite attorno alla espressiva voce ed alla pulita chitarra di Schmidt, unite ad una brillante freschezza negli arrangiamenti, spesso in drammatico crescendo orchestrale, ed ai bellissimi testi carichi di pathos emotivo.
La produzione, affidata all'esperto Mark Hallman (Ani DiFranco, David Byrne, Carole King), esalta la personalità dell'autore, aggiungendo piccole intuizioni creative che danno continuità ad un disco composto da 10 magnifiche gemme acustiche.
Capolavoro dell'album la soffusa Accidentally Daisies, piccolo gioiello minimale cantato a 2 voci su un tappeto di archi e chitarra. Tra folk ballads di matrice southern (Firestorm, Southland Street, Oh Bally Ho), reminescenze stomp-blues (Two Timing Bank Robber's Lament) ed episodi più rock-oriented (Better Off Broke, Serpentine Cycle Of Money), il disco macina grande musica, regalando continuità e sapide vibrazioni roots.
Schmidt merita più attenzione, la sua proposta musicale nasce dalle radici del suono americano, reinventato con la giusta dose di bravura e originalità, nei limiti di un genere che non può necessariamente essere definito innovativo. Questo album è la definitiva consacrazione per un cantautore tra i più dotati e sinceri della brulicante scena d'oltreoceano, per il quale consigliamo caldamente il recupero dei 2 ottimi lavori precedenti, il già citato “Little Grey Sheep” e“Parables & Primes” (Live Once – 2005).
Il sito ufficiale di Danny Schmidt.