venerdì 5 settembre 2008

Calexico – "Carried To Dust" (City Slang / V2)




Era molta la curiosità verso questo nuovo album della band di Joey Burns e John Convertino. Dopo il mezzo passo falso di Garden Ruin, prova che deviava dalle atmosfere desertiche e di frontiera dei dischi precedenti, per proporre una serie di brani più diretti, melodici e canonicamente strutturati, questo Carried To Dust pare voler dimostrare che i Nostri stanno ancora orgogliosamente sul lato polveroso della strada, quello fatto di immagini sbiadite, bruciate dal sole e cantate con la gola bagnata da forti dosi di tequila.

Non c’è traccia di digressioni pop, introspezioni criptiche o suoni involuti, l’approccio è diretto, senza fronzoli, quasi fosse frutto di sessions da “buona la prima”.
Come sempre i Calexico si dimostrano grandi cantori di storie, cultori delle citazioni e fieri propugnatori di un verbo originale e meticcio, stradaiolo ed intellettuale.
Il titolo dell’album prende ispirazione da Chiedi Alla Polvere (Ask The Dust), romanzo seminale di quel John Fante che tanto ha dato all’immaginario di una certa parte d’America, quella degli immigrati e degli emarginati, con ironia ed uno stile personalissimo.

Il tema centrale di questa raccolta di brani è il viaggio, inteso come spostamento da un luogo all’altro, ma anche come tentativo di ricerca interiore. I Calexico spostano le coordinate dal Cile al Messico, a Cuba, fino ad arrivare alla Russia e persino all’Italia, restando pero’ fieramente figli di California ed Arizona, di quel Sud degli Stati Uniti pieno di contraddizioni e hard boiled stories.
Si comincia con la splendida Victor Jara’s Hands, ispirata da un tour in Sudamerica che li ha portati a conoscere la storia del grande musicista cileno, vittima del regime di Pinochet, ancora oggi considerato alla stregua di eroe nazionale. Una storia lontana nel tempo, ma di impressionante attualità, che porta questo brano, sospeso sulle corde di una chitarra liquida cadenzata dallo scuotere di maracas, ad assumere un forte valore di denuncia sociale. 

Seguono Man Made Lake, ballad infiammata da sulfuree chitarre, la psichedelica Two Silver Trees, l’ottima House Of Valparaiso nella quale troviamo come ospite alla voce il buon Sam Beam, alias Mr. Iron & Wine, gli strumentali Falling From Sleeves e El Gatillo, nei quali convivono atmosfere messicane e umori onirici, Slowness, splendido duetto con Pieta Brown e la conclusiva Contention City, eterea e delicata ballad con Doug McCombs dei Tortoise gradito ospite. Altre partecipazioni importanti all’album sono quelle di Amparo Sanchez, Micky Raphael, Jacob Valenzuela e Martin Wenk

I Calexico dimostrano poi grande affetto per il nostro Paese (Convertino è originario di Bari), ampiamente ricambiato da uno zoccolo duro di fans, che la band omaggia, solo per l’edizione italiana, inserendo nel cd un curioso duetto con Vinicio Capossela, già ospite della band sul palco del Rolling Stone di Milano, il quale canta alla sua maniera il brano Pulpo, ironica slow song waitsiana, ciliegina sulla torta di un album molto riuscito. La produzione di Nick Luca, asciutta e poco invadente chiude il cerchio su un album che riporta la band di Tucson nel pieno splendore creativo.