domenica 7 settembre 2008

Eli “Paperboy” Reed & The True Loves - “Roll With You” (QDivision/Goodfellas)


Capita a volte di imbattersi, sfogliando i nostri sempre più "gossipari" quotidiani, in scoop che descrivono romanzescamente, alla stregua di grande scoperta archeologica, il ritrovamento di incisioni inedite in qualche sottoscala dimenticato o tra gli scatoloni ammuffiti nascosti in soffitte/cantine polverose di edifici un tempo occupati da case discografiche o studi di registrazione. Spesso il novello Indiana Jones è un’anziana signora che stava per buttare tutto in una discarica, oppure un tranquillo dipendente di un’impresa di sgomberi, con tanto di ciuffo a banana e basettoni, che letto il nome del re del rock’n’roll su un nastro impolverato, meditava di farci qualche dollaro rivendendolo su ebay.

Non avesse note di copertina questo disco potrebbe tranquillamente essere scambiato per una di quelle scoperte. Basta inserire il cd nel lettore per venire proiettati indietro di qualche decennio, all'epoca in cui la triade Atlantic, Motown e Stax monopolizzava il mercato della canzone di matrice afroamericana con musica intrisa di soul, rhythm'n'blues e rock primordiale, costruita su grooves potenti ed arrangiamenti sapidi e diretti. 

Questo Eli "Paperboy" Reed (all'anagrafe Eli Husock), 24enne cantante/chitarrista bianco dal Massachussets, accompagnato da una band di coetanei che pur senza nomi di rilievo risulta essere un combo notevole, esordisce con un album godibilissimo, bello dalla prima all'ultima nota, scritto, suonato e registrato nel rispetto di una storia che lo vede discendente diretto di Otis Redding, James Brown, Wilson Pickett e Marvin Gaye. Qualcuno ovviamente strabuzzerà gli occhi vedendo allineare un poker d'influenze simile, ma erano anni che non si sentiva una proposta su disco così fresca ed interessante. 

Onore al merito di questo ragazzotto innamorato di suoni ed atmosfere vintage che, rese nella giusta dimensione, evitano il sentore di "minestra riscaldata" che spesso affligge questo genere di musica. Tutti i pezzi sono originali, scritti da Eli, in un paio di occasioni coadiuvato dai fidi gregari, e di volta in volta ci portano alle sonorità tipiche dei mostri sacri citati qualche riga più su, mantenendosi personali e rispettosi di tanto mito. Registrazione analogica, strumentazione che più classica non si puo', nessuna concessione a mode o correnti, tanta voglia di fare musica, questo è ciò che traspare da questo disco, a partire dalla copertina, che si ispira a quelle dei vecchi 45 giri.

Già l'iniziale Stake Your Claim parte alla grande, con una ritmica stomp forsennata che fa da subito battere il piede, fiati in crescendo incalzante e la voce (che a tratti riporta alla mente il giovane Bobby Bland) ad alternare vocalizzi soft e graffi tirati, tanto per farci capire da subito che il ragazzo non scherza affatto. 
Am I Wasting My Time, up-tempo raffinato, ci riporta a Redding e Pickett, con la chitarra pizzicata, i fiati a far da bordone sotto la voce e un bridge che più soul di così non si puo'. Si resta in quest'ambito anche con la successiva It's Easier, che parte dettata dai fiati per smorzarsi su una melodia che supporta in maniera leggera la voce, grande protagonista.

The Satisfier parte sincopata, con l'urlo di Eli che sembra voler dire:"che ne dite di un po' di James Brown?". Gran lavoro di ritmica e fiati, coretti femminili e chitarre ficcanti. Il disco aumenta d’intensità di canzone in canzone ed è la volta di uno dei pezzi forti: Take My Love With You ha un intro urlata con tutta l'anima, poi la batteria stacca uno shuffle alla Fats Domino contrappuntato dai fiati, che ci porta dritti al ritornello, uno di quelli che una volta entrati in mente non ce li togli più. Pezzo che se qualche radio illuminata tramettesse, farebbe probabilmente vendere al Nostro qualche migliaio di dischetti anche in Italia.

Il contrabbasso apre la successiva I'll Roll With You, che dà il titolo all'album. Pezzo semplice e lineare che forse porta un po' troppo alla mente What A Wonderful World di Sam Cooke.
She Walks è una ballad soulful giocata su un arpeggio liquido, in questo brano la voce ha un che di Jaggeriano…finale che cresce grazie a stacchi e fiati in bella evidenza.
I'm Gonna Getcha Back aumenta di nuovo il ritmo, con l'intro parlata su una base incalzante a sfociare in una ritmica possente e nell'ennesimo ritornello "catchy". Tre minuti strepitosi.

Won't Give Up Without A Fight ha dinamiche più danzerecce (da intendersi in senso vintage, ovviamente), meno incisiva delle precedenti è solo il preludio al gran finale dell'album.
(Am I Just) Fooling Myself, ballata soul fino al midollo, con la chitarra ad arpeggiare e i fiati a sorreggere l'anima di Eli che vibra nella melodia della voce, cantando pene d'amore come si faceva una volta.Crescendo epico per questo brano, il più lungo della raccolta. 

(Doin' The) Boom Boom parte in maniera ironica, accendendosi con una ritmica devastante, James Brown dall'alto sorride e tutta la band si lascia andare. Altro pezzo strepitoso, l'avesse scritta nei '60 forse l'avremmo sentita coverizzata dai Blues Brothers di John Belushi e Dan Aykroyd.
Insomma, un album che non avrà pretese di originalità, ma rispettoso del genere e tutt'altro che noioso. Se la stucchevolezza del soul moderno vi ha stufato, questo piccolo disco si rivelerà un toccasana. Consigliatissimo.