di Luca Salmini
Il phisique du role per diventare una
stella del country non le manca affatto, ma a giudicare da quanto si
ascolta nel nuovo album 'Motel Bouquet', non è evidentemente il
futuro a cui aspira la giovane cantautrice Caitlin Canty, anche se è
solo dopo il suo arrivo a Nashville che le cose hanno cominciato a
girare per il verso giusto, come dimostra la recente elezione da
parte della rivista Rolling Stone tra i “10 nuovi artisti
country da conoscere assolutamente”.
In verità Caitlin non è
una nuova nell'ambiente perchè dal 2015, anno di pubblicazione
dell'ottimo 'Reckless Skyline', ad oggi, si è esibita nei
locali di mezza America, accumulando quelle esperienze che gli hanno
consentito di realizzare il disco della maturità e di guadagnare
quell'investitura da parte dei media, che se non altro significa che
la direzione presa è quella giusta, anche se le sue canzoni sembrano
funzionare meglio dal momento in cui hanno smesso di seguirne una e
cominciato a reclamare una vita propria, come spiega la stessa
autrice riguardo il proprio songwriting: “...Ho provato ad astrarmi
dal corso delle canzoni mentre le scrivevo e lasciarle diventare ciò
che volevano essere...”.
Qualunque sia stato il processo che le
ha generate, le canzoni di 'Motel Bouquet' suonano come
affascinanti ballate sospese tra malinconie folk e polveri country,
magari appena un po' più levigate di quanto le ha precedute, ma non
meno profonde e sentite: forse è proprio quello che avrebbero voluto
essere o più probabilmente il modo in cui le hanno pensate un
produttore come Noam Pikelny,
straordinario banjoista dei The Punch Brothers, e una band che
allinea calibri come la cantautrice Aoife O'Donovan e
il violinista bluegrass Stuart Duncan.
E' evidente che la zona
di Nashville in cui si muove Caitlin Canty non è quella delle fatue
mainstreets che portano ai vertici delle classifiche, bensì quella
delle backstreets del songwriting dove le canzoni sono libere di
circolare tra le emozioni e le storie raccontate con l'anima: è
questa l'impressione che suscitano l'ascolto di una scenografica
ballata di frontiera come la stupenda Take Me For A Ride, i
paesaggi in un'elettroacustico chiaroscuro di una meravigliosa River
Alone, il romantico passo di valzer evocato da una deliziosa Time
Rolls By, i dolenti orizzonti desertici di un'intensissima Who
o di una spettacolare Cinder Blocks in orbita Lucinda
Williams, i sussulti country di un'ariosa Leaping Out, il
radioso honky tonk di Basil Gone To Blossom e di una nervosa
Onto You o i sussurri folk di una seducente Motel.
Alla
luce di un disco come 'Motel Bouquet', per
quanto onorevole e prestigiosa, la posizione affibiatale da Rolling
Stone va un po' stretta per un'interprete sensibile e una storyteller
ispirata come Caitlin Canty, che sembrerebbe piuttosto in grado di
aspirare alle più alte sfere della canzone d'autore americana con o
senza cappello da cowboy e speroni. (8/10)