lunedì 12 ottobre 2009

Walter Marocchi & Mala Hierba - "Impollinazioni" (Ultrasound)


Progetto ambizioso, fortemente voluto dal trentatreenne chitarrista milanese Walter Marocchi, questo “Impollinazioni” si propone di unire una serie di musicisti provenienti da ambiti molto diversi tra loro, in direzione di una contaminazione tra jazz, rock, tango e world music.

Alle spalle di Marocchi la band Mala Hierba, composta dal pianista Fabrizio Mocata, dal bassista Carlo Ferrara e dal batterista Stefano Lazzari.

L'album allinea undici brani strumentali composti dallo stesso Marocchi, con la precisa volontà di non fossilizzarsi su un unico stile, andando bensì a sfiorare e sviluppare variopinte sonorità multietniche, strutturandole come una sorta di viaggio teso all'abbattimento di tutte le barriere tra i generi. Operazione riuscita in buona parte, grazie ad una eccellente vena compositiva ben supportata dall'ottima tecnica dei musicisti coinvolti, i quali si dimostrano abili nell'affrontare i diversi stili senza snaturarli ma inserendoli sapientemente in una struttura omogenea e lineare.

Solo in un paio di episodi il progetto pare avere la tendenza a disunirsi, mostrando una certa difficoltà nel dipanare il bandolo della complicata matassa, non tanto per mancanza di tecnica, quanto piuttosto per scelte di contaminazione forse fin troppo audaci.

L'iniziale “Entrada” è una melanconica ballata dal sapore argentino, con una uggiosa melodica a reggere la parte solista su un bel tessuto di chitarra. “Giù le Mani da Cuba”, unisce latin music e groove terzinati alle sonorità liquide della chitarra di Marocchi, ottima nel disegnare evoluzioni e geometrie che a volte riportano alla mente il miglior Santana.

“Montesinos” parte con un arpeggio di chitarra semplice ma incisivo, per aprirsi su atmosfere jazz rarefatte e notturne, con ampio spazio per le parti soliste di tutti i componenti del quartetto; brano con un crescendo di grande effetto, molto ben strutturato.

“Ciriò” è un divertissement swingato che paga lo scotto di una scelta di suoni poco omogenea, pare un pezzo più adatto alle esibizioni live, anche dopo ripetuti ascolti non convince appieno.
Decisamente più interessante “Grenouille”, con un tappeto percussivo affidato all'ottimo cajòn di Lazzari, sul quale si muovono le nervose chitarre flamenco di Marocchi e l'evocativa melodica di Mocata. Ottimo preludio alla successiva “La Boda”, ennesima ballad dall'apertura soffusa, inacidita da una chitarra distorta e contraddistinta da continui cambi di ritmo.

Piano e chitarra ancora sugli scudi nella ritmata “Caduto Dal Cielo”, molto americana nelle sonorità, con Marocchi che pare seguire le tracce di Bill Frisell. Meno incisiva “Soluzioni”, caotica nell'arrangiamento, pare smarrirsi per strada. E' il sincopato intermezzo gypsy-jazz di “Manina” ad accompagnarci verso la conclusione dell'album, con “Elettrotango”, brano nel quale lo spettro di Santana si palesa nuovamente, sulla base di un interessante meltin'pot di stili latini.
Un brano che in qualche modo rappresenta in toto le varie sfumature ed atmosfere di questo album certamente ben riuscito, nonostante qualche momento di incertezza. Un progetto interessante, dunque, da valutare sulla lunga distanza anche in un'ottica live.