martedì 9 novembre 2021

Devin Hoff - Voices From the Empty Moor (Kill Rock Stars)

 


di Luca Salmini

Lo statunitense Devin Hoff non è esattamente una celebrità, ma per intuire che non si tratti di un bassista come tanti altri basta scorrere i crediti dei dischi di Julia Holter, Nels Cline, Deerhoof, Marc Ribot, Carla Bozulich e Steven Bernstein oppure considerare che il suo esordio 'Solo Bass' del '09 finì tra i cinque dischi preferiti da Laurie Anderson in quel periodo. Dopo l'incoraggiante esito del debutto, Hoff ha pubblicato altri tre album in cui espandeva la funzione del basso trasformandolo da elemento ritmico in strumento armonico come poteva succedere nei dischi di Jaco Pastorius: il nuovo 'Voices From The Empty Moor' rappresenta un ulteriore progresso in questa direzione e allo stesso tempo una celebrazione del repertorio della schiva folksinger britannica Anne Briggs, materiale che il contrabbassista ha attentamente studiato, trascritto, arrangiato e spesso eseguito nel corso dell'ultimo decennio. 

Sedotto dalla bellezza e dall'aura di mistero che aleggiano nella musica della Briggs, Devin Hoff la reinterpreta in maniera intensa e personale con l'aiuto di illustri collaboratori come le cantautrici Sharon Van Etten, Julia Holter e Shannon Lay, lo straordinario batterista Jim White, il sassofonista Howard Wiley o il chitarrista Emmett Kelly, che aggiungono voci e sfumature ai basici arrangiamenti per solo o multipli contrabbassi concepiti dall'autore del progetto. 

Sospesa tra cameristico folk e jazz d'avanguardia, 'Voices From The Empty Moor' è un'opera di grande fascino e delicatezza che reimmagina il repertorio della Briggs in una serie di tracce cantate o solo strumentali straordinariamente aderenti al vago senso di solitudine e malinconia che pervade gli originali o almeno è l'impressione che suscitano la splendida Let No Man Steal Your Thyme, in cui la voce angelica della Holter volteggia sulla sinfonia di un quartetto di contrabbassi e infine su una tribale coda di percussioni e cori; l'intensissima Go Your Way in cui il canto sussurrato della Van Etten si distende lirico su un tappeto di vibrazioni di corde e fraseggi d'archetto o la bellissima e atmosferica Blackwater Side, dove è Emmett Kelly a intonare le strofe in maniera profonda e emozionante come se Bonnie “Prince” Billy gli avesse insegnato a cantare. 

Non sono meno d'effetto brani strumentali come l'incantevole Willy O' Winsbury in cui i contrabbassi suonano come violoncelli accompagnati dal drumming discorsivo di White, come Maa Bonny Lad dove il sassofono di Wiley urla come in un assolo free, come nel medley The Snow It Melts The Stones/ My Bonny Boy dove le corde dell'oud di Alejandro Farha evocano effimere arie d'oriente, come la grave revisione per solo contrabbasso di She Moves Through The Fair o ballate senza tempo come la bucolica Living By The Water a cui le sovrapposizioni della voce di Shannon Lay conferiscono un magico effetto corale. Prodotto e mixato dall'autore, 'Voices From The Empty Moor' è un omaggio che coglie l'essenza della musica di una delle voci più alte del folk inglese e il colpo di genio di un musicista a suo modo iconoclasta che reinventa in maniera creativa l'approccio al proprio strumento. (8/10)