sabato 10 ottobre 2009

Goose - "30:40" (Seahorse/Audioglobe)


Secondo album su Seahorse per i sassaresi Goose, combo che dal lontano 1998 propone sui palchi della penisola italica un buon rock di matrice cantautorale, fortemente contaminato dagli stilemi tipici della musica americana. Figli illegittimi del Bob Dylan elettrico e del mainstream lanciato dalle college radio statunitensi negli anni '80, i Goose si propongono di raccontare piccole storie semplici, la quotidianità di quattro ragazzi ormai cresciuti che si trovano ad affrontare la vita e ciò che riserba con curiosità, condita da un pizzico di malinconia.

Il titolo di questo lavoro prevede dunque una doppia chiave di lettura; il bel disegno in copertina suggerisce un punteggio tennistico, quel 30:40 che sta a simboleggiare i momenti più difficili, gli attimi nei quali non è concesso sbagliare. Viceversa il 30:40 può essere interpretato come rappresentazione del decennio della maturazione, gli anni tra i trenta e i quaranta che dovrebbero sancire per un uomo il passaggio all'età adulta, con la difficoltà nelle scelte e la perdita, spesso definitiva, di una fanciullezza che appare via via sempre più lontana.

I testi riflettono dunque questa dicotomia, navigando tra speranze, riflessioni e ricordi, sviscerati utilizzando un linguaggio decisamente più concreto che poetico, seppur mai banale o scontato.

L'album si apre con il potente attacco di Qui Per Te, brano di buona presa con un interessante arrangiamento che prevede archi, organo ed un pianoforte in bell'evidenza. Qualche piccola incertezza a livello ritmico non inficia la bontà del brano, ben cantato da Stefano Sotgiu.

La Vita a 34 Anni, dal saltellante incedere country con tanto di cucchiai, mandolino ed armonica dylaniana, si fa apprezzare per una certa freschezza e per l'ironia del testo, ma è la successiva Finché Non Saprai a portare il lavoro verso altezze convincenti: bel riff, ritmica tosta, un buon testo, sorta di manifesto per una band che non persegue l'originalità a tutti i costi, puntando invece decisamente verso onestà e coerenza. Belle anche le successive Quando Ero Felice, ballad acustica con una buona apertura centrale e Indietro, poggiata su ritmiche elettroniche con un ottimo sviluppo strumentale. Mio Cuore convince poco, sarà l'atmosfera da “fuoco all'aperto”, che pare un po' forzata. Meglio le successive Fra Noi Due, con ritmica possente, organo e fiati a pestare duro e Sogna, pezzo che riporta al Dylan elettrico con sonorità incisive; molto ben suonato, è sicuramente tra i punti più alti dell'album.

La Springsteeniana Settembre e la tenue Neve portano alla conclusione un buon lavoro, forse ancora un po' acerbo a livello di produzione -con un produttore dal piglio più anglosassone questa band potrebbe regalarsi qualche bella soddisfazione- ma in definitiva una manciata di brani godibili e mai scontati.