giovedì 9 aprile 2009

Ray Tarantino - "Recusant" (Ponderosa)


Finalmente distribuito anche in Italia il debutto del 33enne musicista anglo-italiano, ennesimo caso di personaggio che deve gran parte della popolarità acquisita ad un'accorta gestione del proprio MySpace. Il Nostro ha infatti guadagnato visibilità grazie al riscontro ottenuto attraverso l'incarnazione britannica del popolare sito, arrivando un paio di stagioni fa a condividere con Amy Winehouse la prima piazza nella categoria degli unsigned artists, guadagnandosi benevole parole di elogio da artisti del calibro di Stewart Copeland (The Police), Ben Harper e Matthew Bellamy (Muse).


Co-prodotto assieme all' ex-bassista dei Simply Red Tony Bowers, l'album ci presenta un songwriter di buona caratura, in grado di compilare una raccolta di brani solida ed articolata, con un buon appeal commerciale che, se ben gestito, potrebbe portarlo lontano..

Siamo su territori di un rock d'autore che strizza l'occhio a certe sonorità d'oltreoceano, mantenendo una connotazione british negli arrangiamenti e nel mood generale, chiaramente influenzato da alcuni tra i più acclamati acts della scena albionica attuale.


Un lavoro dunque che non spicca per originalità o sperimentalismo, ma spinge sui canoni del mainstream, regalando almeno un paio di ottimi brani e solide basi sulle quali edificare un promettente futuro. Buoni arrangiamenti, suoni nella media della produzione attuale e la sporca vocalità di Tarantino, forse in alcuni momenti ancora un po' acerba, lacuna sopperita dal buon Ray con buone dosi di pathos interpretativo, passione e gusto. 


Il potente riff di Riding Rhymes apre l'album con vigore ed energia, brano up-tempo di stampo statunitense, tra Tom Petty e Ryan Adams, sfocia in un ritornello catchy che resta inchiodato in testa. Un buon arrangiamento con pause e ripartenze al punto giusto lo rendono un potenziale hit. Ottimo inizio. Gipsy Acrobat, aperta da un bell'arpeggio, è una composizione standard, che porta alla mente i Wallflowers di Jakob Dylan, soprattutto nel vocalismo di Tarantino. Sapido intermezzo di chitarra acustica e finale corale per un pezzo che non entrerà negli annali ma regala una buona continuità al lavoro.


Il singolo Five O' Clock In The Morning, brano sfacciatamente radiofonico, ha un ritornello jingle-jangle ruffiano al punto giusto, cantato con un'intenzione che fa subito pensare ad una delle maggiori influenze percepibili nel vocalismo tarantiniano, quel Chris Martin che coi suoi Coldplay sta influenzando nel bene e nel male una buona parte delle nuove leve della musica britannica.

La successiva Keep Walking On si muove ancora verso il mainstream, con un finale che, per interpretazione e sviluppo melodico può ricordare il miglior Elvis Costello. Ancora meglio la successiva Your Heart My Heart, anch'essa “martiniana” nel cantato, ma lirica ed evocativa, grazie ad un arrangiamento drammatico, per piano e voce.


So Easy, con un bel lavoro di piano elettrico e chitarra, ci accompagna verso Alibis And Crimes ritmata e marziale, brano tra i migliori della raccolta, dylaniano nell'incedere granitico.

La seguente Into The End, ballata sospesa ed eterea, è l'high point dell'album, con una splendida chitarra acustica, piano minimale e flauto a creare l'atmosfera giusta.

I'll Be Back Someday è brano di passaggio, senza infamia e senza lode, ha un respiro che ricorda in qualche maniera gli U2, così come la conclusiva Back In The Land Of Regrets, oltre 8 minuti interessanti, ma senza particolari spunti originali.

In definitiva un lavoro compatto, di buon livello anche se ancora mancante di una direzione univoca e precisa, che ci presenta un cantautore in crescita sul quale è lecito puntare per il prossimo futuro.