lunedì 27 aprile 2009

Orka - “Livandi Oyða” (Ici D'ailleures.../Tilt)


Dopo Teitur, Boys In a Band ed Eivor Palsdøttir, le sorprendenti, piccole isole Fær Øer ci regalano questo interessante collettivo guidato da Jens L.Thomsen, il quale esordisce con un lavoro molto peculiare, registrato in cinque giorni presso un vecchio stabilimento in disuso utilizzando materiali di recupero per la costruzione di strumenti musicali, tanto bizzarri quanto affascinanti; un progetto che per certi versi riporta alla mente l'inedito “Household Objects” dei Pink Floyd o l'industrial allucinato dei bostoniani Neptune.


Le strambe sonorità ricavate da queste particolarissime opere d'ingegno, mescolano iconografia glaciale e chiaroscuri nordici costruendo brani di folk deviante con una forte matrice blues; il tutto racchiuso all'interno di involute architetture, pregne di spunti percussivi ed oblique vibrazioni.


Utilizzando bidoni, trapani, aria compressa, bottiglie, cigolanti macchinari elettrici e l'ottima voce di Thomsen, gli Orka portano a casa un lavoro che merita più di un ascolto, undici brani rumoristici che vanno a sfiorare il fastidio uditivo affascinando con derive oniriche e scarno materialismo, in un'opera coèsa ed intrigante, perfetta per questi tempi pieni di inquietudini ed ossessioni.


La presenza di ospiti importanti, quali Third Eye Foundation, Bookworms, Deadverse e Com-Data, rende ancora più interessante l'album, ulteriormente arricchito da due videoclip live ed un piccolo documentario, nel quale vengono illustrate le peculiarità degli strumenti utilizzati.

Tra i brani vale la pena ricordare Fjøllini standa úti, stilettata industrial dal forte appeal rock, Volmar letur eygað aftur, ostinato blues lento, la quasi danzereccia Fepur, l'onirica Í mínum æðrum, filtrata ed inquietante, e la conclusiva Triðja dagin.


Tutto da vedere il corto che mostra la band, composta da Jógvan Andreasá Brúnni, Magni Højgaard, Bogi á Lakjuni, e Kári Sverisson, alle prese con gli strampalati strumenti durante le registrazioni.

Un album curioso ed intrigante, ottimo esordio per questo gruppo dall'estremo Nord che da qualche mese collabora stabilmente con il noto compositore francese Yann Tiersen nel progetto Transmusicales.