venerdì 2 maggio 2008

Hang 2008 - L'integrale


Ancestrale e moderno, tribale e futuristico, spirituale e tecnologico…coppie di aggettivi apparentemente inconciliabili, però calzanti nel descrivere le due anime simbiontiche in questo peculiare strumento musicale creato ormai quasi un decennio fa dalla coppia di artisti/artigiani bernesi Felix Rohner e Sabina Schärer sotto l’egida del marchio PanArt.


I due, da sempre dediti alla costruzione di percussioni in metallo (Steelpan, Gong, Gamelan, Ciotole), per venire incontro alle richieste di Reto Weber, noto percussionista svizzero in cerca di uno strumento che fosse evoluzione del Gatham, abbinarono uno steelpan rovesciato ad una semisfera dello stesso metallo dotata di un foro centrale di sfiato. Il risultato fu una sorta di disco armonico da suonarsi con le mani che univa i sovratoni e le note ficcanti del metallo all’afflato gutturale del Gatham.


A questa nuova creatura venne attribuito il nome di Hang che in dialetto bernese significa “mano”.

Restavano però ancora da risolvere alcune problematiche: l’ingombro dello strumento ne rendeva scomodo l’utilizzo e poco incisiva la componente risonante dell’aria all’interno del corpo. Gli artigiani intrapresero così un percorso teso allo sviluppo di materiali, forma e intonazione che li portò nell’evoluzione dello strumento ad avvalersi di studiosi ed esperti di fisica e metalli.


La forma del corpo diventò più piccola e schiacciata, permettendo una maggior comodità di utilizzo poggiandolo sulle ginocchia, nonché una miglior risposta dell’aria al suo interno. Le prove sul materiale portarono al miglior rendimento del PANG-Blech, la lamiera composta da metallo arricchito di nitrogeno che tramite una lunga serie di lavorazioni viene modellata ed intonata. Per tenere insieme le due parti in modo più funzionale fu infine previsto un anello di ottone ripiegato.

Nel frattempo l’Hang cominciò a far parlare di sé negli ambienti percussivi; richieste di informazioni e proposte di acquisto arrivavano da ogni parte del globo. 


Il suono così particolare, per alcuni dotato persino di una componente spirituale e l’aspetto futuristico ne sancirono il successo. Puo’ capitare, passeggiando per le vie delle grandi metropoli, di venire attratti dal suono straordinario e dalla forma curiosa di questo strumento, nelle mani di artisti di strada, novelli portatori di una filosofia molto particolare che con gli anni sembra divenire sempre più importante anche nell’etica stessa dei costruttori.

Felix e Sabina decisero quindi di organizzare un canale distributivo adeguato, scegliendo un solo negozio per nazione e mettendo un prezzo fisso allo strumento. Col passare del tempo questa soluzione fu scartata, preferendo la vendita diretta da Berna verso tutto il Mondo.


Gli Hanghang (plurale di Hang) sono dunque venduti solo per un certo periodo dell’anno, presso l’Atelier di Berna, o spediti a coloro che non hanno possibilità di fare un viaggio in Svizzera. E’ necessario contattare via posta l’atelier (attenzione:solo posta cartacea, Felix e Sabina non amano particolarmente la rete e le comodità della posta elettronica, hanno persino chiuso il loro sito web), per avere l’ok dei costruttori. Questa sorta di selezione ha un semplice motivo: la rarità dello strumento, tutto artigianale e prodotto in un numero limitato di esemplari, ha fatto sì che si creasse un mercato parallelo dei vecchi modelli in vendita a cifre assurde. 


Per tutelarsi Felix e Sabina hanno così deciso di vendere l’Hang a condizione che l’acquirente, tramite contratto, si impegni ad informarli dell’eventuale intenzione di rivendere, cosicché possano decidere se ritirarlo loro stessi o valutare il nuovo compratore, che non dovrà pagare una cifra superiore a quella imposta.

Qualcuno potrà pensare che queste siano preoccupazioni esagerate, ma basta fare una piccola ricerca in rete per incappare in annunci di vendita di Hanghang a cifre iperboliche.


L’atelier e’ un posto molto particolare, composto di differenti ambienti anche atti ad ospitare gli acquirenti, con il laboratorio dove gli Hanghang vengono creati e una zona dove spesso si svolgono delle jam sessions fra musicisti di tutto il Mondo. 

Al momento dell’acquisto l’acquirente è lasciato solo in una stanza con decine di Hanghang da provare con tutto il tempo necessario, ognuno dovrebbe poter trovare il proprio. Ogni Hang e’ numerato, datato e firmato da Felix e Sabina. 


Compresa nel prezzo una custodia a scelta  rigida o morbida in materiali naturali (canapa). Il prezzo per il 2008 è di 1200 euro.

L’ultima evoluzione dello strumento è stata definita “Integrale”. Per anni Felix e Sabina hanno prodotto Hanghang caratterizzati da diverse scale provenienti dalla tradizione musicale di ogni parte del Mondo, col tempo hanno deciso di produrre una sola scala: l’atmosfera multistrato (risonanza dell’aria nella cavità dello strumento) ha come centro un re2. Il ding, l’areola centrale, è accordato in re3, mentre le sette note satelliti, o campi sonori, sono: la3, sib3, do4, re4, mi4, fa4, la4, disposte in un ordine armonico.


Questa combinazione è ritenuta dai costruttori la più adatta alle dimensioni ed al tipo di materiale e contribuisce alla filosofia dello strumento; avere un’unica scala per tutti gli Hanghang fa sì che si possa raggiungere una sorta di valore utopico dello strumento: una melodia universale da potersi suonare in ogni parte del globo.

Utilizzando le dita, i polpastrelli o il palmo della mano è possibile ottenere suoni più o meno definiti, carichi di armonici e risonanze molto interessanti. Una vera e propria tecnica dello strumento non esiste ancora, vi e’ molta libertà nell’approccio. 


Dall’Hang nascono sonorità affascinanti, che colpiscono nel profondo anche l’ascoltatore meno attento. E’ indiscutibilmente uno strumento che non passa inosservato.

Ruotandolo sulle ginocchia per porre i campi sonori in posizioni diverse si ottengono combinazioni variegate e sempre interessanti. Il limite delle otto note risulta così meno influente. Osando un po’ si possono ottenere soluzioni molto originali.

Se ben utilizzato l’Hang tiene l’accordatura per molto tempo, ma ovviamente un “tagliando” a Berna prima o poi bisogna metterlo in conto.