lunedì 12 marzo 2018

The Olympic Symphonium - Beauty in the Tension (Forward Music Group)


di Luca Salmini


“...Una band senza ego, senza intelletto, che è l'unico modo di ottenere una rock'n'roll band...” dichiarava Suzi Quatro nel corso di un'intervista citata da Simon Reynolds nel suo ultimo libro Polvere di Stelle: un'affermazione che i chitarristi Nick Cobham e Graeme Walker e il bassista Kyle Cunjac sarebbero pronti a smentire, visto che è proprio dall'unione delle loro menti, delle loro personalità e del loro diverso approccio al songwriting che è nata un'esperienza come The Olympic Symphonium, formazione canadese ormai attiva da oltre un decennio. Sarà che gli Olympic Symphonium assomigliano più ad un circolo letterario che ad una rock'n'roll band o magari i tempi sono cambiati da quando Suzi Quatro rilasciava quella dichiarazione, sta di fatto che la combinazione di diverse individualità diventa quasi la chiave stilistica e uno dei pregi dell'interessante ensemble canadese, che si completa con l'aggiunta della batteria di Bob Deveau e delle chitarre, del banjo e della lap steel di Dennis Goodwin

L'impressione è che la musica degli Olympic Symphonium scaturisca dal lavoro di tre anime distinte e tre diverse voci, lo si percepisce quando si ascoltano le innumerevoli sfaccettature, le molteplici dinamiche e le mille sfumature che compongono Beauty In The Tension, quinto album lungo della band, dove paiono intrecciarsi le atmosfere narcotiche dei Low, le aperture space dei primi My Morning Jacket, le visioni sognanti dei Mercury Rev e l'alternative country dei Wilco prima maniera. 
Sulla carta potrebbe sembrare un pasticcio senza logica, ma in realtà le cose vanno a meraviglia in Beauty In The Tension perchè il mood e la filigrana prevalentemente elettroacustica del folk rock degli Olympic Symphonium tengono insieme un disco in cui a momenti sembra di trovarsi smarriti in un deserto lynchiano (la splendida e visionaria Look At Her Now), pare di ascoltare una riscrittura di Turn The Page di Bob Seger da parte dei Fleet Foxes (l'incantevole Choral Voices) oppure di riassaporare gli aromi fragranti delle corali west coast dei seventies (la deliziosa Glory Of Love). 

Nonostante la natura morta in copertina, Beauty In The Tension è un disco estremamente vivo se non proprio vivace, affascinante quando non eccitante, almeno a giudicare dal tenore di ballate che fluttuano sull'onda morbida dei tempi medi come la romantica The Middle, una solare melodia pop che pare echeggiare da qualche spiaggia delle Hawaii; come la sinfonica e bellissima Comedy, la languida Careful, il scenografico post rock di In With The Camera o l'elegante soul di Lost In The Party. Sospeso tra dilatati stacchi melodici, sofferte bolle di malinconia, derive lisergiche e rurali arie folk rock, Beauty In The Tension è probabilmente il lavoro più articolato e maturo degli Olympic Symphonium, un collettivo che ha tutte le carte in regola per diventare la next big thing del panorama musicale canadese e non solo. (7,5/10)