mercoledì 11 marzo 2009

DM Stith - "Heavy Ghost" (Asthmatic Kitty)


Proveniente da una famiglia di musicisti, David Michael Stith è un giovane artista Newyorchese, partito come illustratore e graphic designer, reinventatosi successivamente cantautore sperimentale in bilico tra folk ed elettronica, il cui interessantissimo EP d'esordio Curtain Speech (Asthmatic Kitty, 2008) fece sobbalzare sulla sedia più di un critico, grazie alle eteree evoluzioni acustiche, immerse in atmosfere oniriche e visionarie, di brani quali Just Once, Around The Lion Legs e Abraham's Song.


Giunto ora al primo lavoro full lenght, pubblicato anche in questa occasione dall'attiva etichetta di Sufjan Stevens, Stith mantiene ampiamente le promesse, con un album che affonda le radici nella musica americana, disintegrando i canoni folk, gospel, blues e jazz, miscelandone i frammenti in un lavoro obliquo e cinematografico, nel quale le scarne ossature della chitarra acustica e del pianoforte vengono inserite in una struttura multiforme e dissonante, sognante e complessa.

Non di facile presa, le allucinate composizioni di Stith si distaccano dalla forma-canzone in quanto tale, sono invece opere stranianti, anarchicamente ipnotiche e magnetiche.


La breve Isaac's Song, aperta da un piano ostinato, ci introduce alle visionarie fascinazioni dell'album, è un breve brano caratterizzato dall'uso molto particolare delle voci.

La successiva Pity dance è invece una folk ballad quasi declamata da Stith, con un lavoro stilizzato di chitarra, effetti sonori e melodie vocali inquietanti, fino alla ricca apertura orchestrale centrale, con atmosfere quasi da colonna sonora.


Creekmouth vede le voci ad inseguirsi, sorrette da chitarra e suoni percussivi, una sorta di incontro tra Bon Iver ed Iron & Wine con la voce di Stith, sabbiosa ed aspra, a recitare un testo amaro. Nel proseguio il brano si fa cupo, aumentando l'incedere percussivo.

Pigs parte soffusa, con cori gospel di sottofondo, brano meno incisivo, ma interessante nella scelta dell'arrangiamento.


Spirit Parade gioca su melodie orientali, sorta di nenia allucinata con percussioni deviate, non convince appieno, in quanto troppo involuta.

La successiva BMB è invece una slow song in terzine per pianoforte e coro, drammaticamente orchestrata. Di nuovo la chitarra protagonista, nella nervosa ballata mid-tempo Thanksgiving Moon, rumoristica e disturbata, tra fiati e marimba.


Fire Of Birds, dal bellissimo arpeggio iniziale è il brano con l'arrangiamento più complesso; una splendida ballata con chitarra, piano ed orchestra a miscelarsi in un avvolgente mantra.

Morning Glory Cloud, strizza l'occhio al folk-prog britannico, con una ottima prova vocale di Stith, pezzo che cresce, sostenuto dal semplice ritmo di un battito di mani. 


GMS è uno strumentale pianistico epico, brano di passaggio che lascia il posto a Braid Of Voices, malinconico acquerello nel quale il timbro di DM si distende su dolci melodie; grande brano con un finale vocale in crescendo tutto da ascoltare. La conclusiva Wig suggella l'album con un vigoroso lavoro di archi.


Ennesimo ottimo album per questo 2009 finora generosissimo, Heavy Ghost conferma DM Stith come artista tra i più interessanti sulla scena statunitense, autore di brani non facili, ma pregni di una musicalità e di una drammaticità uniche.