sabato 7 febbraio 2009

Billy Cobham & Band – Blue Note, Milano - 6 febbraio 2009


A quasi 65 anni -è nato il 16 Maggio 1944- Billy Cobham può essere considerato a tutti gli effetti una leggenda vivente. Innovatore, sperimentatore, apripista per una generazione di batteristi che esplorò i confini tra jazz e rock, unendo finezze compositive e poliritmi del primo con irruenza e solidità del secondo, allo scopo di elaborare forme espressive intricate e complesse, cercando però di rifuggire la nicchia dentro la quale l'esasperazione tecnica stava ingabbiando il jazz moderno.


Cobham fu altresì il primo a sfatare il luogo comune secondo il quale il batterista in un gruppo è solitamente il meno dotato a livello compositivo. I suoi lavori mostrano grandi doti non solo per quello che riguarda le parti ritmiche, Billy è in possesso di solide basi musicali ed ha sempre dimostrato un gran gusto per la melodia, unito ad un approccio originale e raffinato.


Dall'esordio Spectrum (1973), da molti considerato il suo capolavoro, all'ultimo Fruit From The Loom (2007), Cobham ha mantenuto un'integrità artistica invidiabile, che gli ha permesso di confrontarsi con tutti i più importanti musicisti rock e jazz della seconda metà del '900.


Da un paio di anni Billy propone dal vivo i brani tratti dall'ultima fatica discografica, in compagnia di una band composta in prevalenza da musicisti europei (scelta influenzata anche dalla decisione di Cobham di trasferire la propria residenza a Zurigo, Svizzera, nel 1980): Jean Marie Ecay alla chitarra, Fifi Chayeb al basso, Christophe Cravero alle tastiere e l'ormai immancabile Junior Gill alle percussioni.


Il ruolo di Gill è fondamentale, grande importanza riveste l'utilizzo delle steel pan che conferiscono alle composizioni accenti caraibici, in un originale dualismo con le chitarre di Ecay.

Il basso di Chayeb, aggressivo e pulsante, si sposa appieno con le ritmiche toste di Cobham, il quale dà immancabilmente sfoggio di un groove strepitoso.


Al Blue Note Cobham & Band hanno letteralmente infiammato la platea, con solide digressioni sonore, ritmi potenti ed improvvisazioni di classe, mai fini a se stesse. Il leader in testa, ma tutti i componenti della band hanno avuto modo di ritagliarsi ampi spazi solisti, dando sfoggio di tecnica sopraffina e grande capacità di resa del suono d'insieme.


Le scalette dei due set, il primo più canonico e lineare, il secondo strepitoso per intensità ed arrangiamenti, hanno visto scorrere nuove e vecchie composizioni, da Spectrum a Red Baron, da Florianapolis a Sweet Bocas, passando per Stratus ed Eggshell Still On My Head.

Pubblico in visibilio, nel bel club di via Borsieri completamente esaurito, per la gioia di Cobham e band, che a fine concerto si sono trattenuti simpaticamente coi fans per foto ed autografi di rito.