di Luca Salmini
Figlio di una cantante d'opera e di un campione di scacchi, Joe Firstman è quello che si dice un talento naturale, visto che ha appena 12 anni quando comincia a suonare il pianoforte e nemmeno 20 quando guadagna una certa attenzione con l'omonima band Firstman, giusto prima di saltare sull'autobus che da Charlotte in Nord Carolina porta dritto in California, dove gli basta poco per ricevere il premio di “cantautore dell'anno” ai Los Angeles Music Awards del 2001. L'anno successivo debutta su Atlantic con l'EP 'Wives Tales' e successivamente con l'album 'The War Of Women', lavori accolti positivamente dalla critica, che tuttavia non fanno partire una vera e propria carriera ma gli garantiscono sufficiente esposizione per trovare un'impiego come direttore d'orchestra del programma televisivo della NBC Last Call With Carson Daly.
Quando l'emittente riprogramma il palinsesto, come niente fosse Firstman ricomincia a scrivere canzoni e a pubblicare dischi in proprio fino al 2011, quando a Nashville fa confluire tutte le precedenti esperienze nel nuovo progetto The Cordovas, formazione oggi all'esordio su ATO Records con il secondo album di studio “That Santa Fe Channel”, prodotto da Kenneth Pattengale dei Milk Carton Kids. Composti da Firstman al basso e alla voce, dai chitarristi Lucca Soria e Toby Weaver, dal tastierista Sevans Henderson e dal batterista Graham Spillman, i Cordovas resuscitano il suono caldo e affascinante della California dei seventies, intrecciando rock, country, folk, blues e deliziosi impasti vocali come succedeva nei dischi di Crosby, Stills & Nash, dei Flying Burrito Bros., degli Eagles o della Nitty Gritty Dirt Band.
La rivista Rolling Stone li ha già segnalati tra “...i nuovi 10 artisti country da conoscere...” e a giudicare dall'incantevole circuitare di chitarre, tastiere e armonie vocali che riempie 'The Santa Fe Channel' è molto probabile che non si sbagli nel consigliarli a chi adora 'American Beauty' dei Grateful Dead, 'Dixie Chicken' dei Little Feat e 'North Hills' dei Dawes, in linea di massima punti di riferimento pertinenti con la fragrante dinamica delle melodie dei Cordovas e con l'attitudine da jam band che in qualche modo si respira nel fluido rimescolarsi degli strumenti. In fondo, i Cordovas sono dei romantici sognatori: gente che condivide le cose della vita e della musica come una comune hippie ed è in questo contesto idillico e fuori dal tempo che sono sbocciate le canzoni di 'The Santa Fe Channel', un'ammaliante collezione di solari midtempo elettrici venati di blues e di country, in cui si colgono l'atmosfera rilassata delle sessions e l'immediatezza delle performance dal vivo in studio.
Almeno è questa la sensazione che suscita la freschezza delle nove tracce di 'The Santa Fe Channel' e in particolare il fluido intercalare di una deaddiana I'm The One Who Needs You Tonight, l'ariosa west coast di This Town's A Drag, il country cosmico di SelfishLoner e della spaziosa Santa Fe, i toni bluesy di una littlefeatiana Talk To Me o i cambi di tempo della neworleansiana Step-Back Red. Con uno splendido interplay tra il piano e le chitarre, eccellenti armonizzazioni tra le voci, brillanti sincronismi tra gli strumenti e canzoni decisamente sopra la media, magari i Cordovas non inventano niente, ma se non altro dimostrano che senza particolari colpi di genio, con tanto buon gusto e il giusto feeling è ancora possibile fare grande musica oggi: può sembrare ovvio, ma non è sempre del tutto scontato, così come non lo è la meraviglia che si leva da 'The Santa Fe Channel', una delle novità più accattivanti e seducenti degli ultimi tempi. (8/10)