domenica 11 novembre 2018

Recensioni brevi: Midnight Oil, Jim Moginie

Midnight Oil - Armistice Day - Live at the Domain Sydney (Sony)













di Chris Airoldi

Ancora non è dato sapere se il lungo tour mondiale che ha visto i Midnight Oil attraversare tra Aprile e Novembre 2017 i cinque continenti, con 74 date tutte sold out, sia stato il preludio ad un ritorno all'attività anche in studio o solamente il definitivo canto del cigno per la storica band australiana. Quel che è certo è che sul palco abbiamo potuto ammirare cinque musicisti ancora in grado di dare forma e potenza alle istanze di una band il cui impegno sociale fino a qualche anno fa poteva sembrare destinato all'anacronismo, ma mai come oggi sarebbe necessario riportare in auge, vista la decadenza politico/umana alla quale stiamo assistendo. Questo corposo doppio disco dal vivo ci mostra dunque Peter Garrett e soci ripercorrere interamente la propria carriera, dall'urticante punk degli esordi (Stand in Line, Bus to Bondi, Don't Wanna be the One), alla oscura e disincantata contaminazione degli ultimi lavori discografici (Redneck Wonderland, Golden Age), passando per le anthem songs degli anni '80 (Beds Are Burning, The Dead Heart, Read About It). Una testimonianza che speriamo abbia un seguito, c'é ancora bisogno di brani come Dreamworld, Sometimes o Short Memory. (7/10)



Jim Moginie - Bark Overtures (Hudson Records)













di Chris Airoldi

I chitarristi australiani sono spesso ignorati dalle classifiche delle riviste di settore: al di là dei soliti Tommy Emmanuel o Angus Young, è molto raro trovare tra i più applauditi solisti delle sei corde un nome proveniente dal continente down under, nonostante per decenni la musica australiana sia stata etichettata come prettamente di stampo chitarristico. Uno dei nomi che meriterebbero più attenzione è quello di Jim Moginie, chitarrista/autore che coi suoi Midnight Oil ha avuto un ruolo da protagonista nell'epopea del rock australiano, dando un apporto fondamentale in termini compositivi ma anche di suono, visto che le sue sei corde, tra fascinazioni vintage, divagazioni surf e sventagliate noise, sono decisamente riconoscibili e hanno caratterizzato la cifra stilistica della band. In questo quarto album a proprio nome, Moginie torna al primo amore, tra jingle-jangle e surf, con qualche accelerazione punk, aiutato da un bel trio di amici: Kent Steedman e Paul Loughhead dai Celibate Rifles e Tim Kevin dei La Huva. 'Bark Overtures' è un disco molto dinamico, dove non c'é traccia di ricerca o sperimentazione ma gran voglia di creare atmosfere desertiche (Samhadi Dog, Journey to the Inner Stick), psichedeliche (Arseholes, Space Moment) o garage (0 to 110, Destination Afghanistan); uno di quei dischi senza troppi fronzoli ma pieni di sostanza che stanno diventando sempre più rari. (7/10)