venerdì 18 maggio 2018

Ray LaMontagne - Part of the Light (RCA)


di Chris Airoldi

Fosse meno schivo e più attento alle tematiche social tanto care ad alcuni colleghi, i quali spesso trascurano il lavoro in studio per dedicarsi al peloso vizio del presenzialismo, nel tentativo di guadagnare simpatia presso critica e pubblico, Ray LaMontagne sarebbe già da tempo inserito nel novero dei songwriter intoccabili, assieme ai più importanti artisti dell'ultimo ventennio. La continuità qualitativa dei suoi dischi è impressionante, così come innegabile è la capacità di lasciare il segno come autore e come produttore tanto che, dei suoi lavori recenti, i meno riusciti sono proprio alcuni di quelli in cui la produzione è stata affidata ad altri. 

Questo nuovo album, il settimo in carriera, come di consueto lanciato in maniera minimale, senza videoclip, campagne promozionali o fronzoli di alcun tipo, arriva a poco più di due anni da quel capolavoro ingiustamente sottovalutato che era 'Ouroboros', un album nel quale la forma canzone di impianto folk del Nostro assumeva connotati lisergici e psichedelici, inserita in un tessuto sonoro oscuro e riflessivo. 'Part of the Light' ne è in qualche modo la continuazione, risultando spesso complementare se non speculare, nell'intenzione chiaramente meno dark e più aperta dei suoni ma soprattutto delle atmosfere.

L'afflato acido e sognante resta immutato ma i brani brillano di una luce eterea e significante, che ci trasporta letteralmente in atmosfere sognanti, si badi bene, non retrodatate o nostalgiche, ma vivide e cangianti, come i riflessi di colore caldi presenti nella copertina, forse un po' anonima ma decisamente azzeccata. LaMontagne canta sempre meglio e si circonda di suoni misurati, calibrati con grande mestiere, senza paura di utilizzare ambienti carichi di riverbero, generalmente molto pericolosi per la tenuta dei brani ma in questo caso perfettamente dosati sulla voce e gli strumenti.

L'inizio di To The Sea è folkie, con un incedere tosto di chitarra acustica, inusuali inserti di tablas e la voce lirica di LaMontagne a disegnare melodie tutt'altro che semplici, per un brano dai forti sapori speziati, con quel sentore che già avevamo ravvisato nel singolo Paper Man, composizione che riportava alla mente il miglior Cat Stevens. Part of the Light ha un andamento a scale, con suoni fluidi e stratificati, le voci ad inseguirsi e il piano elettrico a distillare note liquide, fino all'entrata del classico ritornello spinto alla LaMontagne che fa decollare il tutto. 

Un organo a pompa introduce la lenta (qualcuno direbbe younghiana) It's Always Been You, ballad nella quale Ray si tiene distante dall'impianto strumentale, utilizzando un ambiente molto carico, quasi celestiale, e cantando con emotività uno dei suoi testi più carichi di sentimento; per brani come questo è chiaramente il migliore sulla piazza. Si ritorna ai suoni puliti per la seguente Let's Make it Last, ballatona onirica per chitarra e voci con l'orchestrazione che riporta alle atmosfere di 'Ouroboros', con quegli echi pinkfloydiani per nulla estranei al linguaggio del Nostro. Gran brano.

Sorprende la successiva As Black As Blood is Blue, con le distorsioni che prorompono in maniera potente ed imprevista dalle casse; un brano rabbioso nell'incedere, dalle suggestioni zeppeliniane nel riff iniziale, che LaMontagne porta a casa con gran mestiere, dimostrandosi in grado di dare la proverbiale zampata del rocker di classe. Segue il primo singolo, la più canonica Such a Simple Thing, con la voce mai così ispirata e un LaMontagne quasi a fare il verso a sé stesso, un pezzo che cresce ascolto dopo ascolto. No Answer Arrives è ancora acida e distorta, un blues moderno con l'organo filtrato e un arrangiamento urticante e greve, che apre a un devastante ritornello. 

Goodbye Blue Sky chiude il lavoro in maniera lieve, con le steel guitar a disegnare evoluzioni su una semplice base di acustica e le voci ad intrecciarsi tra colori e luci soffuse. E' interessante notare come tutti gli album di LaMontagne seguano uno schema per cui i brani finali provocano un crescendo emotivo nell'ascoltatore. Dopo 'Ouroboros' ci si chiedeva quale direzione avrebbe intrapreso il barbuto singer da Nashua; 'Part of the Light' non vuole dare una risposta, semplicemente ci mostra la grandezza di un cantautore che al momento sta silenziosamente a guardare dal gradino più alto tutti gli altri. (9/10)