Secondo lavoro su Tompkins Square -dopo una serie di piccole autoproduzioni- per la cantautrice irlandese, prodotto come il precedente dal talentuoso Peter Broderick, che della Power è anche il gentil consorte. Un lavoro di grande intensità, nel quale predominano le atmosfere sognanti e sommesse, con la bella voce di Brigid Mae quasi sempre tenuta sospesa in una sorta di bolla sonora, circondata da pochi strumenti appena sfiorati. Neo-folk intriso di classicismi, con radici ben piantate nella tradizione vocale della terra d'origine, ma con un piglio moderno ed elegante. Musica notturna, soffusa, priva però di quel carattere triste che spesso rende questo tipo di proposte difficili da metabolizzare; i brani hanno un retrogusto dolce, toccano le corde intime in maniera gentile, accarezzandole. Impossibile rimanere insensibili davanti alla delicatezza di brani come Let Me Go Now, I'm Grateful o On My Own With You. Facile giocare sul nomen omen, c'é grande forza in questo disco, ma non arriva da distorsioni, volumi o dinamiche, bensì da un falsetto angelico, pianoforti onirici e da un susseguirsi di belle composizioni. Merita più di un ascolto. (8/10)
Laura Lalla Domeneghini - Lallabies (Self Produced)
Cantautrice dalla Valcamonica con all'attivo due album autoprodotti, il variegato Me (2011) e il più sperimentale Due (2014), Laura 'Lalla' Domeneghini è una di quelle voci in bilico tra la raffinatezza del vecchio continente e le tentazioni rock d'oltreoceano, chiaramente ancora alla ricerca di una cifra stilistica definitiva che le permetta di mostrare in toto la propria personalità. Per questo terzo lavoro Lalla ha scelto di puntare sull'esperienza di un produttore dal ricco curriculum, l'attivissimo Sacro Cuore 'Don' Antonio Gramentieri, musicista e autore che gode della stima incondizionata di personaggi del calibro di Hugo Race, Dan Stuart e Howe Gelb, solo per citarne alcuni. Gramentieri costruisce attorno alla voce strutture minimali e riverberate, autunnali e vagamente malinconiche, che sostengono delicatamente le dinamiche della Domeneghini, giocando più sulla sfumatura che sul virtuosismo. Un mix à la Lanois che funziona, soprattutto nei brani dalla carica drammatica più evidente, come Dream a Lullaby, Beside, I Don't Know e The Bet, un po' meno nelle composizioni con attitudine più leggera, come Faces o la title-track. Un disco interessante che certamente rispetto ai precedenti mostra una direzione precisa, e forse stavolta è quella giusta. (7/10)