venerdì 6 ottobre 2017

Recensioni Brevi: Wolf Parade, Liam Gallagher

Wolf Parade - Cry Cry Cry (Sub Pop)













Quartetto canadese che nel corso degli anni ha palesato una progressiva maturazione, Wolf Parade arriva con questo 'Cry Cry Cry' a pubblicare il proprio lavoro più convincente. Figli della new wave più oscura a cavallo tra i '70 e gli '80 e del Bowie berlinese, i ragazzi di Montreal riescono a collocarsi esattamente a metà strada tra le pulsioni indie più articolate e le fascinazioni mainstream, creando un mood che ricorda da vicino i connazionali Arcade Fire, mettendo però sul piatto un'attitudine teatrale nell'interpretazione e un'alternanza continua di dinamiche, che danno modo al progetto di non suonare derivativo. Spencer Krug e Dan Boeckner sono autori dotati e, spalla al spalla con un produttore che sa il fatto suo come John Goodmanson (Blonde Redhead, Death Cab For Cutie, Bikini Kill), hanno estratto dal cilindro undici brani solidi e diretti. Dall'iniziale drammatica Lazarus Online, passando per l'antemica Valley Boy, dedicata a Leonard Cohen, la dark-eighties Baby Blue e la sofisticata I Am An Alien Here, il disco si inoltra nei meandri di un'affascinante labirinto sonoro, crescendo ascolto dopo ascolto. (7,5/10)


Liam Gallagher - As You Were (Warner Bros)













C'era molta attesa per questo primo sforzo solista del più giovane dei fratelli Gallagher, negli ultimi anni apparentemente più interessato a montare polemiche in ambiti social che a fare musica con una certa continuità. Se il fratello maggiore Noel da diverso tempo persegue la strada dell'allontanamento dal leviatano Oasis, tuttora causa di dissidi familiari e polemiche assortite, il 45enne Liam si mostra ancorato al passato, riproponendo gli stilemi del brit-pop beatlesiano che tanta fortuna portarono al quartetto mancuniano. Lasciando da parte il contorno di dissing/faide varie e chiudendo un occhio sulla poca simpatia del personaggio, dobbiamo ammettere che questo 'As You Were' è un disco godibile; certo non rivoluzionario o baciato dalla dea dell'originalità, ma è un lavoro che si fa ascoltare d'un fiato senza provocare eccessivi scompensi, e di questi tempi non è poco. Un album chiaramente Lennon-dipendente, con sentori welleriani e un'atmosfera spesso più rilassata dei lavori pubblicati con la vecchia band. La parte più convincente è quella centrale, con brani come Paper Crown, For What It's Worth e When I'm in need, che colpiscono nel segno. Ma anche I Get By e Universal Gleam presentano diversi motivi di interesse. Il personaggio può non piacere ma affrontando il disco valutandone la portata musicale non se ne esce insoddisfatti, anzi. (7/10)