Location molto particolare quella prescelta per la prima assoluta italiana della cantautrice californiana, da tempo stabilmente domiciliata in quella Manchester scossa proprio in questi giorni dall'attentato terroristico sferrato a margine del concerto di Ariana Grande che la Hoop ha voluto commentare con poche parole molto sentite. Il minuscolo Teatrino sotterraneo di Piazza Marsala, un tempo laboratorio per l'avanguardia, le piccole compagnie di esordienti e i cabarettisti, da un paio di anni recuperato in una forma molto simile a quella originaria e rinominato Teatro Bloser, è la propaggine culturale di uno dei locali più interessanti della città della Lanterna, quel Beautiful Loser che oltre ai piaceri della tavola coltiva da sempre una predilezione per certa musica di nicchia.
Una piccola sala nata negli anni '60 che conta meno di un centinaio di posti a sedere, intima e carica di fascino; un luogo nel quale è ancora possibile respirare l'odore delle tavole del palcoscenico mischiato agli afrori umidi di uno scantinato, immaginandosi immersi nelle atmosfere anni '60 di un piccolo club del Greenwich Village e sentendosi in qualche modo parte di un gruppetto di privilegiati. Ad aprire la serata, l'esibizione di un'artista ormai di casa al Bloser: Carlotta Risso aka Charlie, cantautrice genovese classe 1977, con una passione per certo folk statunitense e una vocalità che a tratti ricorda quella di Dolores O'Riordan. Il suo breve set in compagnia del violinista Antonio Capelli riscalderà adeguatamente la platea.
C'é spazio anche per alcuni brani più datati, dalla sincopata Whispering light, con le voci a compiere affascinanti evoluzioni, per nulla scontate, alla delicata Born to, la cui parte centrale mette in evidenza il grande affiatamento del duo, e per un paio di episodi nati da recenti fortunate collaborazioni: Murder of birds, cantata in studio con Guy Garvey (Elbow) e Know the wild that wants you, estratta dal bel disco realizzato lo scorso anno in coppia con Sam Beam/Iron & Wine ('Love Letters For Fire', Sub Pop). Due i bis, con la conclusiva Storms make grey the sea regalata all'attento pubblico in versione totalmente unplugged. Jesca Hoop è artista dalle doti non comuni, autrice tra le più interessanti emerse negli ultimi anni e performer in grado di sviluppare un'alchimia col pubblico molto profonda, per questo meriterebbe una platea decisamente più ampia di quella della bella location genovese.