lunedì 13 marzo 2017

Recensioni brevi: Arbouretum, The Shins

Arbouretum - Song Of The Rose (Thrill Jockey)













C'era molta attesa per questo nuovo lavoro ad opera della band guidata da Dave Heumann, pubblicato a quattro anni di distanza dall'ottimo Coming Out Of The Fog. Registrato nei Wrightway Studios di Baltimora con l'assistenza di Kyle Spence (Kurt Vile, The Whigs, Harvey Milk) e la produzione di Steve Wright, il disco ci presenta una band con un sound molto solido e definito, ipnotico nelle ritmiche e psichedelico nei suoni, con la bella voce di Heumann ad elevarsi lirica, sciorinando testi tra misticismo e ricerca filosofica. Ariose ballate (Comanche moon, Dirt trails) e tirate elettriche (Body asleep, Fall from an eyrie) si alternano in maniera convincente. Su tutte la title-track, che completa un trittico con le precedenti Song of the Nile e Song of the Pearl, in un viaggio affascinante tra miti gnostici ed esoterici. Un album molto interessante per una band da seguire. (7,5/10)




The Shins - Heartworms (Columbia)













Disco pubblicato a nome della band ma che possiamo a tutti gli effetti considerare uno sforzo solista per James Mercer, questo Heartworms prosegue la deriva verso un pop datato ed infelicemente manieristico, spesso condizionato da suoni sintetici poco ispirati che danno all'album un sapore di già sentito, quasi che l'album fosse una sorta di falso d'autore. Fonte di ispirazione è chiaramente la new-wave intellettuale di band come Xtc o The Smiths ma la tracklist risente della mancanza di una vera e propria linea nella definizione dei brani, si raggiunge la sufficienza con molta fatica, giusto per le intuizioni di un paio di composizioni: la title-track che pare l'outtake di da un disco di aussie-rock dell'83 e le iniziali Name for you e Painting a hole che aprono degnamente un album che da lì in poi pare partire per la tangente. (6/10)