martedì 14 marzo 2017

Delta Saints - 13/03/2017 All'1 e 35 Circa, Cantù (CO)

In tanti hanno cercato una definizione calzante per il genere proposto dal quintetto di Nashville che nella serata di ieri, 13 Marzo 2017, ha infiammato il palco dell'Una e Trentacinque Circa di Cantù, davanti ad un pubblico attento e partecipe, sebbene non nutrito quanto una band di quel livello meriterebbe. Nei comunicati stampa, con una certa ironia, loro stessi si descrivono come "Bourbon-Fueled Bayou-Rock Band" e possiamo partire da questo per delineare riferimenti più ampi e calzanti. 

Nato nel 2007, come gruppo dai forti accenti southern ma chiaramente figlio del rock degli anni '90, il combo guidato dal cantante e chitarrista Ben Ringel porta sul palco le sonorità di band come Allman Brothers e Black Crowes, inserendole in una sorta di piccola enciclopedia delle influenze musicali che non risparmia latitudini e generi: dal grunge al college rock, dall'indie britannico allo stoner. Il risultato è un mix di linguaggi che, se al primo ascolto può in qualche modo spiazzare, sulla lunga distanza mostra una coerenza stilistica e una freschezza che da tempo parevano diventate merce rara.

Questo li ha portati ad essere apprezzati anche in Europa, area che bazzicano fin dagli esordi, avendo trovato un buon seguito in nazioni musicalmente più curiose della nostra, come Belgio, Olanda e Germania. Eccoli dunque a percorrere col loro van le strade del vecchio Continente, in un mese di Marzo serratissimo di date che li porterà ad esibirsi anche in Francia, Spagna e Svizzera.
Nell'ora e mezza di esibizione canturina hanno sciorinato un ricco e variegato repertorio, pescando in egual misura dai due album finora pubblicati (Death Letter Jubilee, 2013 e Bones, 2015), nonché da Monte Vista, nuovo lavoro in uscita il 28 Aprile prossimo. 

Il bel club nel comasco può vantare una acustica di alto livello, fattore determinante per la buona resa di un concerto nel quale le dinamiche e la ricerca sonora sono fondamentali. La band è chiaramente molto ben rodata, la sezione ritmica viaggia spedita, con il basso preciso e potente di David Supica e la batteria solida di Vincent Williams; questi, inseritosi di recente nella band, ha portato in dote un gusto per la percussione più tendente al groove, con qualche digressione nel gospel drumming mai invadente. La parte del leone la fanno comunque le chitarre del dotatissimo cantante Ben Ringel, ritmico indiavolato tra resofonica, acustica ed elettrica, e Dylan Fitch, bravissimo alla slide, nonché le tastiere di Nate Kremer, vera colonna portante del sound della band.

Spazio dunque al blues psichedelico di Sometimes I worry e Bones, ai groove irresistibili di Berlin, A bird called Angola e Heavy hammer, ed alle nuove California e Space Man; sul palco la band ha dato il massimo, portando a termine un'esibizione da ricordare a lungo. Unico rammarico la poca presenza di giovanissimi: un gruppo che si muove nel nutrito sottobosco delle college radio americane, capace di riempire di ragazzi scatenati i club del Nord Europa, nel nostro Paese raduna un pubblico di adulti appassionati, che si dimostrano molto più curiosi e attenti verso ciò che ogni giorno si affaccia sul mercato musicale rispetto ai giovani, i quali spesso paiono snobbare certe forme di divertimento, forse considerate non abbastanza social.