domenica 16 ottobre 2011

Ray LaMontagne & The Pariah Dogs - God Willin' And The creek Don't Rise (RCA)


Artista di grande talento, con una impressionante continuità sempre ad altissimi livelli, Ray LaMontagne giunge al quarto lavoro discografico, prodotto personalmente nello studio della propria casa in Massachusetts, in compagnia della fedele band dei Pariah Dogs.

Raggiunta la maturità artistica Ray opera una scelta per certi versi insidiosa, prendendosi la responsabilità di suoni ed arrangiamenti, uscendone sorprendentemente ancora una volta vincitore, mostrando quanto la passata esperienza con lo straordinario produttore Ethan Jones sia stata una scuola fondamentale.

L'album non ha infatti variazioni sensibili per quanto riguarda suoni e colori, si regge sui classici pilastri del sound a là LaMontagne proponendo una manciata di canzoni di grande rigore compositivo. Al solito Ray si muove con agilità su strade già battute, con una freschezza ed una onestà tali da risultare costantemente originale e mai una sterile brutta copia.

Roots rock, qualche incursione black, country e folk sono le coordinate sulle quali muove i propri passi l'album, regalando una track-list decisamente fortunata. Il buon Ray è sempre più convincente, autore illuminato e voce strepitosa, in grado di valorizzare qualunque tipo di brano.

Il disco parte subito con l'acceleratore premuto; Repo Man è il classico roots-funk in stile LaMontagne: ritmica in up-tempo solida, sventagliate di chitarra ben assestate, voce che graffia sicura, gran pezzo che conquista già a partire dall'entusiasmante intro, scura ed hard-boiled. Finale jam-oriented per un brano destinato a diventare un classico anche in fase live, sei minuti di grande musica.

New York City's Killing Me è una sapida folk ballad malinconica, arricchita dai contrappunti di lap steel e dalla grande interpretazione di LaMontagne che ci regala un testo intenso ed emozionale. Sulla stessa linea la successiva title-track, splendidamente younghiana nell'incedere lento e meditativo; suoni strepitosi e pathos a tonnellate con una splendida apertura su un ritornello epico e maestoso. Brano tra i più belli nell'ormai vasto songbook del Nostro.

Il ritmo aumenta con il country-rock di Beg Steal Or Borrow, bel brano guidato anche in questo caso dalle chitarre, con un inciso semplice ma vincente nell'arrangiamento classico ma non di maniera. Ottimo il solo centrale di lap steel che contribuisce a creare un'atmosfera che porta alla mente gli episodi migliori firmati Crosby, Stills & Nash.

Una scarna chitarra apre Are We really Through, brano minimale che la voce sabbiosa di LaMontagne arricchisce di intensità. Il grande valore dell'interprete si mostra in tutto il suo splendore in questa ballata semplice e diretta.

This Love Is Over è forse il brano meno riuscito del lavoro, un mid-tempo ben cantato dal Nostro e con un buon ritornello ma di minore impatto rispetto a quelli che l'hanno preceduto. L'arrangiamento soft ma abbastanza appesantito lo penalizza un po' dandogli un aspetto retro fin troppo risaputo.

Più riuscita la successiva Old Before Your Time, nella quale i profumi bluegrass regnano sovrani, ben disegnati dagli intrecci delle acustiche e del banjo. Nulla di trascendentale ma voce e musica viaggiano in perfetta simbiosi. For The Summer pare uscire dalle session di uno dei capolavori di Neil Young, quell'Harvest che senza ombra di dubbio è tra i dischi preferiti di LaMontagne.
Gran groove, ottime slide, armonica ed un ritornello di grande impatto, ulteriore splendido brano senza punti deboli di alcun tipo.

L'ombra di Young spunta palesemente ancora all'orizzonte con la ballad che segue, Like Rock and Roll & Radio; chitarra ed armonica con l'ennesima grande interpretazione vocale di Ray.
Chiude l'album la sincopata The Devil's In The Juke-box, southern ballad cadenzata da una tosta batteria, armonica e voce a duellare, riscaldando un brano ricco di sfumature.

Al quarto album Ray LaMontagne non accenna a tirare la corda, portando a casa un altro lavoro solido, onesto e ricco di motivi di interesse, senza compromessi o concessioni a sonorità più ruffiane o radiofoniche. LaMontagne è ormai una sicurezza, collocabile a buon diritto tra i migliori songwriters dei nostri tempi.