sabato 8 ottobre 2011

Peter Gabriel - Scratch My Back (Virgin)

No drums, no guitars”: poche, semplici parole con le quali Peter Gabriel ha sintetizzato la genesi molto particolare di questo album di cover che giunge nei negozi a nove anni dall'ultima fatica discografica, l'ottimo Up (2002), facendo un po' storcere il naso ai fans più accaniti del sessantenne musicista inglese, i quali da tempo aspettano la pubblicazione di un nuovo album di inediti.

Gabriel è un artista le cui mosse sfuggono qualsiasi regola commerciale o promozionale. Tempi lunghissimi, frequenti ripensamenti, lavori già a buon punto accantonati in favore di altri progetti, innumerevoli collaborazioni e contributi ad opere altrui. Difficile star dietro all'iperattività del personaggio, tanto è vero che spesso nemmeno l'ottimo sito ufficiale (http://www.petergabriel.com) riesce ad essere aggiornato in tempo reale su tutti i progetti ai quali il Nostro sta lavorando.

Un album composto interamente da cover, come detto, senza chitarre o batteria, caratterizzato da sonorità inedite per Gabriel, il quale ci ha da sempre abituato ad un sapiente utilizzo di strumenti moderni e tecnologie all'avanguardia miscelati con frequenti digressioni nella world music. In questa occasione l'ex-Genesis sceglie una via impervia, facendosi accompagnare, negli spettacolari Air Studios di George Martin e nella magione amica dei Real World Studios, da un'intera orchestra sinfonica formata da 54 elementi, sotto la direzione del neozelandese John Metcalfe (Durutti Column, Simple Minds, Morrissey, Blur).


Una scelta che in molti temevano potesse rivelarsi un'arma a doppio taglio; sono innumerevoli gli esempi di orchestrazioni mal riuscite, spesso appesantite da una pomposità ingenua che ha finito per rovinare diverse pagine interessanti della musica popolare.
Fortunatamente Gabriel riesce a scansare il pericolo, facendosi aiutare nella produzione da una vecchia volpe dello studio di registrazione, quel Bob Ezrin già al suo fianco nel primo omonimo album (quello che i fans identificano come Car, 1977).

Tinte forti e malinconiche, arrangiamenti stravolti nei quali a volte si fa fatica a riconoscere il brano originale se non per la linea della parte cantata, grande drammaticità di fondo. Siamo di fronte ad un album dalla struttura molto complessa, in prima battuta di difficile approccio ma dopo ripetuti ascolti annoverabile nella folta schiera di capolavori pubblicati dall'ex-Genesis.

La scelta dei brani è quantomeno eterogenea, si va da classici senza tempo a successi molto recenti, da grandi nomi della musica mondiale ad artisti di culto, dodici brani attentamente riarrangiati ed interpretati con rispetto e voglia di mostrarne un lato più lirico e drammatico.
Preambolo al lavoro la splendida versione di The Book Of Love dei Magnetic Fields di Stephin Merritt, già utilizzata nella colonna sonora del film di Peter Chelsom “Shall We Dance”.

La voce di Gabriel si innalza al solito maestosa, in alcuni casi riprendendo volutamente le caratteristiche timbriche dell'interprete originario, per trasformarla poi in un'interpretazione assolutamente personale. Esemplare in questo caso la cover di Heroes, storico brano del Duca Bianco David Bowie, rallentata e sorretta da un ansiogeno lavoro di archi, perfetto nell'esaltarne la potenza. Grandissima interpretazione, veramente da brividi.

My Body Is a Cage (Arcade Fire), The Boy in the Bubble (Paul Simon), The Power of the Heart (Lou Reed), Philadelphia (Neil Young), Listening Wind (Talking Heads), Street Spirit (Radiohead) sono brani rivisitati in maniera splendida, di difficile approccio, come si è detto, ma dopo ripetuti ascolti molto convincenti.
Dei dodici pezzi contenuti nella raccolta solo un paio (Flume, dal songbook di Bon Iver e Après Moi di Regina Spektor) paiono poco riusciti, il resto è tutto di grandissimo livello.

Un disco dunque che farà discutere i fans del vocalist dal Surrey, secondo le intenzioni del Nostro parte di un progetto che avrà compimento con la pubblicazione a breve termine di un ulteriore lavoro (il cui titolo pare dovrà essere “I'll Scratch Yours”) nel quale gli artisti coverizzati in questa occasione ricambieranno il favore, reinterpretando un brano di Gabriel.