“No
drums, no guitars”: poche, semplici parole con le quali Peter
Gabriel ha sintetizzato la genesi molto particolare di questo album
di cover che giunge nei negozi a nove anni dall'ultima fatica
discografica, l'ottimo Up (2002), facendo un po' storcere il naso ai
fans più accaniti del sessantenne musicista inglese, i quali da
tempo aspettano la pubblicazione di un nuovo album di inediti.
Gabriel
è un artista le cui mosse sfuggono qualsiasi regola commerciale o
promozionale. Tempi lunghissimi, frequenti ripensamenti, lavori già
a buon punto accantonati in favore di altri progetti, innumerevoli
collaborazioni e contributi ad opere altrui. Difficile star dietro
all'iperattività del personaggio, tanto è vero che spesso nemmeno
l'ottimo sito ufficiale (http://www.petergabriel.com)
riesce ad essere aggiornato in tempo reale su tutti i progetti ai
quali il Nostro sta lavorando.
Un
album composto interamente da cover, come detto, senza chitarre o
batteria, caratterizzato da sonorità inedite per Gabriel, il quale
ci ha da sempre abituato ad un sapiente utilizzo di strumenti moderni
e tecnologie all'avanguardia miscelati con frequenti digressioni
nella world music. In questa occasione l'ex-Genesis sceglie una via
impervia, facendosi accompagnare, negli spettacolari Air Studios di
George Martin e nella magione amica dei Real World Studios, da
un'intera orchestra sinfonica formata da 54 elementi, sotto la
direzione del neozelandese John Metcalfe (Durutti Column, Simple
Minds, Morrissey, Blur).
Una
scelta che in molti temevano potesse rivelarsi un'arma a doppio
taglio; sono innumerevoli gli esempi di orchestrazioni mal riuscite,
spesso appesantite da una pomposità ingenua che ha finito per
rovinare diverse pagine interessanti della musica popolare.
Fortunatamente
Gabriel riesce a scansare il pericolo, facendosi aiutare nella
produzione da una vecchia volpe dello studio di registrazione, quel
Bob Ezrin già al suo fianco nel primo omonimo album (quello che i
fans identificano come Car, 1977).
Tinte
forti e malinconiche, arrangiamenti stravolti nei quali a volte si fa
fatica a riconoscere il brano originale se non per la linea della
parte cantata, grande drammaticità di fondo. Siamo di fronte ad un
album dalla struttura molto complessa, in prima battuta di difficile
approccio ma dopo ripetuti ascolti annoverabile nella folta schiera
di capolavori pubblicati dall'ex-Genesis.
La
scelta dei brani è quantomeno eterogenea, si va da classici senza
tempo a successi molto recenti, da grandi nomi della musica mondiale
ad artisti di culto, dodici brani attentamente riarrangiati ed
interpretati con rispetto e voglia di mostrarne un lato più lirico e
drammatico.
Preambolo
al lavoro la splendida versione di The
Book Of Love
dei Magnetic Fields di Stephin Merritt, già utilizzata nella colonna
sonora del film di Peter Chelsom “Shall We Dance”.
La
voce di Gabriel si innalza al solito maestosa, in alcuni casi
riprendendo volutamente le caratteristiche timbriche dell'interprete
originario, per trasformarla poi in un'interpretazione assolutamente
personale. Esemplare in questo caso la cover di Heroes,
storico brano del Duca Bianco David Bowie, rallentata e sorretta da
un ansiogeno lavoro di archi, perfetto nell'esaltarne la potenza.
Grandissima interpretazione, veramente da brividi.
My
Body Is a Cage
(Arcade Fire), The
Boy in the Bubble (Paul
Simon), The
Power of the Heart (Lou
Reed), Philadelphia
(Neil
Young), Listening
Wind (Talking
Heads), Street
Spirit (Radiohead)
sono brani rivisitati in maniera splendida, di difficile approccio,
come si è detto, ma dopo ripetuti ascolti molto convincenti.
Dei
dodici pezzi contenuti nella raccolta solo un paio (Flume,
dal
songbook di Bon Iver e Après
Moi di
Regina Spektor) paiono poco riusciti, il resto è tutto di
grandissimo livello.
Un
disco dunque che farà discutere i fans del vocalist dal Surrey,
secondo le intenzioni del Nostro parte di un progetto che avrà
compimento con la pubblicazione a breve termine di un ulteriore
lavoro (il cui titolo pare dovrà essere “I'll Scratch Yours”)
nel quale gli artisti coverizzati
in questa occasione ricambieranno il favore, reinterpretando un brano
di Gabriel.