mercoledì 31 dicembre 2008

The Derek Trucks Band - "Already Free" (Sony)


Ex bambino prodigio, ormai trentaduenne padre di famiglia, incluso nel 2003, a soli 24 anni, tra i cento migliori chitarristi di sempre dalla rivista Rolling Stone, Derek Trucks da diversi anni fa parte della mitica Allman Brothers Band, tra le cui fila da sempre milita lo zio batterista Butch Trucks.


Fenomenale axeman, soprattutto nell'uso della tecnica slide, dotato di un background invidiabile, Trucks ha formato la sua prima band a dodici anni, dedicandosi principalmente al blues, ma avvicinando gradualmente tutti i generi. Nella sua proposta musicale convivono influenze jazz e richiami black, funky e world music, in una miscela esplosiva caratterizzata dall'attitudine alla jam, che su palco fa sì che i brani vengano dilatati, inserendo assoli ed improvvisazioni atte a valorizzare la perizia strumentale dei componenti la band.


Questo settimo lavoro del Nostro prosegue nel solco tracciato dai precedenti album, mettendo però sul piatto una maggiore maturità compositiva ed esecutiva; se nei vecchi album vi erano troppe concessioni ad un solismo fine a sé stesso, a brani di quantità piuttosto che di qualità, in questo Already Free, Trucks bilancia con gusto le proprie peculiarità, senza eccedere mai.

Sicuramente la potenza espressiva della sua sei corde non può che fare la parte del leone, ma sorprendono i notevoli miglioramenti nel suono di insieme e l'ottima vocalità del cantante Mike Mattison: questi ha maturato un timbro vocale riconoscibile, carico e sabbioso al punto giusto e la band si prende finalmente qualche libertà in più, andando a ricoprire un ruolo meno di contorno al leader. 


La ritmica possente di Yonrico Scott (batteria), Count M'Butu (Percussioni) e Todd Smallie (basso) costruisce strutture granitiche sulle quali poggiano i fraseggi tastieristici di Kofi Burbridge.

Prodotto dallo stesso Trucks e registrato nello studio casalingo di Jacksonville, Florida, Already Free allinea  12 brani nei quali blues, soul e southern rock convivono in ottimo equilibrio. Da segnalare il pezzo di apertura, che da solo vale il prezzo dell'album: una cover di Down In The Flood di Bob Dylan (la ricordiamo inclusa nell'album "The Basement Tapes", inciso assieme a The Band), trasfigurata quasi fosse un pezzo dei migliori Zeppelin. 


Nell'arrangiamento porta alla mente un album passato quasi inosservato alle nostre latitudini, quell' "Howlin' Mercy" del purtroppo scomparso John Campbell, troppo presto dimenticato.

Something To Make You Happy e Maybe This Time, allmaniane fino al midollo, con un ottimo lavoro di Hammond e la voce decisa e senza incertezze di Mattison, mantengono alto lo standard del lavoro, aprendo la strada al soul venato di gospel di Sweet Inspiration, brano nel quale la chitarra si inserisce tra le splendide armonie vocali con solistici contrappunti bluesy


Don't Miss Me risente della lezione impartita dal grande Warren Haynes, brano di grande impatto e solidità. Get What You Deserve ed Our Love sono pezzi più risaputi, meno incisivi. L'avvolgente funky ballad Down Don't Bother Me, cantata con gusto, è l'ennesimo pezzo forte del disco, sul quale c'é spazio anche per una canzone interpretata da Susan Tedeschi, moglie di Trucks ed ottima cantante: la folk ballad Back Where I Started.


Chiudono la liquida I Know, non particolarmente originale, ma dotata di un incedere ritmato molto piacevole che promette scintille nelle esecuzioni dal vivo e la title track Already Free, brano minimale con slide e voci in bell'evidenza. Non sarà la proposta più originale del momento, ma iniezioni di rock come questa ogni tanto ci vogliono, visti i tempi difficili che stiamo vivendo.