venerdì 25 gennaio 2019

Recensioni Brevi: Tiffany Williams, William Tyler

Tiffany Williams - When You Go (Self-Released)













Cantautrice dal Kentucky all'esordio discografico, Tiffany Williams si inserisce in quella corrente del neo-folk americano con radici negli Appalachi, tra bluegrass e country primordiale, che in questi ultimi anni ha espresso una serie di interessanti talenti al femminile, la cui punta di diamante al momento è sicuramente il trio I'm With Her. Williams si affaccia sulla scena musicale con questo EP di 5 brani, onesto e gradevole, nel quale le soffici atmosfere acustiche di chitarra, banjo, violino e contrabbasso fanno da contorno ad una bella voce in grado di rendere giustizia a testi dalla ricca poetica, ora introspettivi, ora più narrativi (Williams porta avanti parallelamente alla musica l'attività di scrittrice). Nella vocalità sicura e pregevole di Tiffany c'é tutta la grande tradizione americana, la capacità di interpretare con gusto belle melodie con alle spalle un impianto minimale, senza dover ricorrere ad arrangiamenti ricercati o svolazzi stilistici, nella tranquillità naif del folk delle radici, ben rappresentata in copertina. I cinque pezzi si fanno ascoltare con gran piacere e sono un buon viatico per un futuro full-lenght. Composizioni migliori: la drammatica Big Enough to Be a Mountain, l'epica The Waiting e la riflessiva When I'm Gone. (7,5/10)



William Tyler - Goes West (Merge)

Quarto album per lo straordinario chitarrista da Nashville, noto ai più per la militanza in band seminali della scena alternative come Lambchop e Silver Jews; con 'Goes West' Tyler prosegue sulla strada tracciata dai lavori precedenti, album strumentali le cui composizioni costituivano una sorta di viaggio sonoro tra grandi spazi e suggestioni oniriche. Per questo bel disco, prodotto dall'esperto Tucker Martine, Tyler ha scelto di utilizzare esclusivamente la chitarra acustica, avvalendosi però della collaborazione di due chitarristi ospiti di lusso: Bill Frisell e Meg Duffy (la quale è in procinto di pubblicare un interessante secondo lavoro per il progetto Hand Habits, a breve su queste pagine), oltre al bassista/produttore Brad Cook, al tastierista James Wallace e al batterista Griffin Goldsmith. Il risultato è un album riuscito, ovviamente non adatto a tutti i palati, sono 10 brani strumentali con le corde in grande spolvero, ma per gli appassionati delle atmosfere chitarristiche elaborate e suggestive il piatto è decisamente ricco. La buona penna di Williams e l'ottimo lavoro di arrangiamento e produzione contribuiscono ad allineare una tracklist varia e scorrevole, senza cadute di tono o sensazione di ripetitività. Our Lady of the Desert, Call Me When I'm Breathing Again, Rebecca e Man in a Hurry mettono insieme belle melodie, affascinanti sfumature, classe e gusto indiscussi. Un disco che per una manciata di minuti ci può aiutare a staccare dalla (spesso triste) realtà. (7,5/10)