Cantautore dalla Cornovaglia, classe 1973, Tom Baxter non ha finora raccolto a livello discografico quanto seminato in ambito live. Riconosciuto come uno dei cantautori più dotati della sua generazione, si è ritrovato più di una volta a fare i conti con le ferree leggi del mercato, finendo per essere scaricato dalle etichette che avevano pubblicato i suoi lavori precedenti, 'Feather and Stone' (Sony, 2004) e 'Skybound' (Parlophone, 2008), per ripiegare su una carriera da totale indipendente che lo ha portato a sparire dagli scaffali dei negozi per un buon decennio. Ed eccolo chiudere il lungo esilio discografico addirittura con due lavori: la riedizione di 'The Uncarved Block', album finora venduto solo a margine dei concerti, che trovate recensito di seguito, e questo 'The Other Side of Blue', nuovo full-lenght ufficiale che ce lo presenta in ottima forma. Disco dall'impianto minimale, con la voce supportata ora dalle chitarre, ora dal pianoforte, si sorregge sulla bellezza delle composizioni, lievi ed ispirate, con la voce lirica di Paxton, tenue e sabbiosa, a farla da padrone. La title-track, Cold e In Your Hands, col loro pianoforte languido e melanconico, For Crying Out Loud e Do You Know Me, con le chitarre che portano alla mente il miglior David Rawlings, e il fingerpicking di Black Are the Gypsy Horses e The Ballad of Davey Graham, sono la spina dorsale di un album che, nonostante la semplicità delle strutture dei brani, riesce ad emozionare dalla prima all'ultima nota. Da ascoltare. (8/10)
Tom Baxter - The Uncarved Block (Sylvan Records)
Pubblicato ufficialmente in contemporanea con il nuovo 'The Other Side of Blue', questo 'The Uncarved Block' fu la risposta di Baxter alla cronica mancanza di un'etichetta che scommettesse su di lui nel periodo successivo all'uscita di 'Skybound'. Registrato in solitudine e venduto solo in occasione dei concerti del nostro, il lavoro doveva fare in qualche modo da apripista ad un album dal titolo 'The Arc' annunciato in uscita per Sony nel 2016, ma del quale si sono poi perse le tracce.
I brani sono fondamentalmente dei demo per chitarra/piano e voce, con un Paxton ispirato inserito in un'atmosfera oscura e involuta ma decisamente godibile, che ci mostra la grande capacità dell'autore di dare corpo a una manciata di composizioni, mettendo sul piatto il minimo indispensabile a livello di arrangiamenti. L'evocativa Hosanna, la classicheggiante Sail Away, la struggente, dylaniana Living, la pizzicata Love is Not Enough e la conclusiva The Merry Go Round sono autentiche gemme, opera di un autore che meriterebbe seria attenzione da parte di una major. (7,5/10)