di Luca Salmini
“...La nostra sensibilità nasce
prima di tutto dal saper guardare e poi godere di ogni istante della
nostra vita...”: un pensiero che lo scrittore Guido Conti
ha messo nel suo bellissimo libro Il Grande Fiume Po' e che
potrebbe spiegare il segreto del songwriting di un cantautore come
Seamus Fogarty e il mistero della meraviglia di The Curious Hand,
un disco che è pieno di storie, luoghi, suoni, rumori, dialoghi ed
emozioni che paiono il frutto di un'esistenza passata ad osservare
attentamente tutto quanto gira intorno.
L'arte di Seamus Fogarty,
sublime fino al punto da sedurre un cantautore come lo scozzese James
Yorkston, sta nell'affascinante stravolgimento della classica
idea di folksinger come narratore di storie e custode delle
tradizioni, perchè le ballate, peraltro di toccante intensità, le
chitarre acustiche e perfino il banjo, per quanto fondamentali, sono
solo la premessa di un disco come The Curious Hand, in cui
sembra affiorare più o meno lo stesso spirito iconoclasta che ha
condotto i Radiohead alla realizzazione di un capolavoro come Kid
A. Magari senza propositi tanto radicali, ma in un dinamico
equilibrio tra antico e moderno, Fogarty contamina le malinconie del
cantautore e i suoni rustici della tradizione con brusii elettronici,
riverberi, nastri di remote conversazioni, ambientali field
recordings e trasversali movimenti strumentali, che non spengono
l'incanto e il respiro poetico delle canzoni ma ne contestualizzano
il fascino e la risonanza nel presente.
Registrato la scorsa
primavera in soli 4 giorni in una chiesa trasformata in studio di
registrazione con il prezioso contributo della pluristrumentista Emma
Smith, di Aram Zakirian alla batteria e del produttore
Leo Abrahams, The Curious Hand è un abbagliante lampo di
genio che suscita meraviglia fin dalle prime strofe di una splendida
epifania d'archi come Short Ballad For A Long Man, passando
per i morbidi sbuffi Americana di un'ariosa Van Gogh's Ear,
per la fragrante poesia elettroacustica di un fantastico crescendo
come Mexico, fino alla dissonante malinconia di una spettrale
Christmas Time On Jupiter, che pare sfuggita ad un qualsiasi
disco di Bonnie “Prince” Billy.
Per quanto destabilizzanti
possano sembrare in apparenza la baldoria di nastri di Tommy The
Cat o la sinfonia sintetica di St. John's Square,
nell'insieme The Curious Hand suona sempre armonico e molto
musicale anche quando le frequenze elettroniche sono più alte come
accade in Heels Over Head, in una scenografica title track o
in una futuristica danza irlandese come Carlow Town. Di
origini irlandesi e attualmente residente a Londra, Seamus Fogarty è
una voce fuori dal coro nello scenario folk contemporaneo e le
ispiratissime canzoni di The Curious Hand rappresentano la
nitida espressione del suo esuberante talento e della sua fantasiosa
creatività. (8,5/10)