mercoledì 25 ottobre 2017

Seamus Fogarty - The Curious Hand (Domino Records)



di Luca Salmini

“...La nostra sensibilità nasce prima di tutto dal saper guardare e poi godere di ogni istante della nostra vita...”: un pensiero che lo scrittore Guido Conti ha messo nel suo bellissimo libro Il Grande Fiume Po' e che potrebbe spiegare il segreto del songwriting di un cantautore come Seamus Fogarty e il mistero della meraviglia di The Curious Hand, un disco che è pieno di storie, luoghi, suoni, rumori, dialoghi ed emozioni che paiono il frutto di un'esistenza passata ad osservare attentamente tutto quanto gira intorno. 

L'arte di Seamus Fogarty, sublime fino al punto da sedurre un cantautore come lo scozzese James Yorkston, sta nell'affascinante stravolgimento della classica idea di folksinger come narratore di storie e custode delle tradizioni, perchè le ballate, peraltro di toccante intensità, le chitarre acustiche e perfino il banjo, per quanto fondamentali, sono solo la premessa di un disco come The Curious Hand, in cui sembra affiorare più o meno lo stesso spirito iconoclasta che ha condotto i Radiohead alla realizzazione di un capolavoro come Kid A. Magari senza propositi tanto radicali, ma in un dinamico equilibrio tra antico e moderno, Fogarty contamina le malinconie del cantautore e i suoni rustici della tradizione con brusii elettronici, riverberi, nastri di remote conversazioni, ambientali field recordings e trasversali movimenti strumentali, che non spengono l'incanto e il respiro poetico delle canzoni ma ne contestualizzano il fascino e la risonanza nel presente. 

Registrato la scorsa primavera in soli 4 giorni in una chiesa trasformata in studio di registrazione con il prezioso contributo della pluristrumentista Emma Smith, di Aram Zakirian alla batteria e del produttore Leo Abrahams, The Curious Hand è un abbagliante lampo di genio che suscita meraviglia fin dalle prime strofe di una splendida epifania d'archi come Short Ballad For A Long Man, passando per i morbidi sbuffi Americana di un'ariosa Van Gogh's Ear, per la fragrante poesia elettroacustica di un fantastico crescendo come Mexico, fino alla dissonante malinconia di una spettrale Christmas Time On Jupiter, che pare sfuggita ad un qualsiasi disco di Bonnie “Prince” Billy. 

Per quanto destabilizzanti possano sembrare in apparenza la baldoria di nastri di Tommy The Cat o la sinfonia sintetica di St. John's Square, nell'insieme The Curious Hand suona sempre armonico e molto musicale anche quando le frequenze elettroniche sono più alte come accade in Heels Over Head, in una scenografica title track o in una futuristica danza irlandese come Carlow Town. Di origini irlandesi e attualmente residente a Londra, Seamus Fogarty è una voce fuori dal coro nello scenario folk contemporaneo e le ispiratissime canzoni di The Curious Hand rappresentano la nitida espressione del suo esuberante talento e della sua fantasiosa creatività. (8,5/10)