giovedì 4 maggio 2017

Penguin Cafe - The Imperfect Sea (Erased Tapes)

A venti anni di distanza dalla morte del padre Simon, nume tutelare di uno dei progetti più affascinanti del secolo scorso, quella Penguin Cafe Orchestra che, nata nel pieno dei caotici anni '70, si propose come sorta di trascendentale zona franca musicale, il cui linguaggio, libero da schemi e costrizioni geografiche, fu anticipatore di diverse esperienze artistiche successive, Arthur Jeffes pubblica questo terzo album firmato con l'abbreviato moniker Penguin Cafe, riallacciando, in maniera più evidente rispetto a quanto fatto con i lavori precedenti, i legami con l'ensemble guidata dall'illustre genitore.

Coadiuvato da una folta schiera di musicisti, alcuni dei quali reduci da esperienze di prestigio in seno ad act del calibro di Gorillaz, Suede e Razorlight, Jeffes si accasa dalle parti della Erased Tapes Records, benemerita etichetta londinese in grado di coniugare come poche altre ricerca sonora e visuale per creare prodotti di livello altissimo, grazie ad un roster brulicante di talenti che comprende Allred & Broderick, Olafur Arnalds e Nils Frahm, giusto per fare qualche nome. Il risultato è un album che si inserisce rispettosamente nel percorso musicale dell'Orchestra, insinuando tra gli spartiti la modernità della avanguardia musicale nordeuropea, in un ambito di suoni acustici e minimali.

La ritmata Ricercar apre l'album in maniera sobria, con un ricco tappeto di percussioni e un bell'andamento ostinato di archi e pianoforte, sui quali si innestano i ricami solisti di viola ed ukulele; l'atmosfera è movimentata ma morbida, molto misurata. Cantorum sviluppa una trama densa e misteriosa su un continuum drammatico creato dagli archi, con le dinamiche e gli accenti dei tamburi inseriti in piccole fasi di crescendo, è un brano dal sapore decisamente cinematografico, lungo oltre sette minuti, tra i migliori della raccolta.

Si resta nei dintorni di un ambient da colonna sonora, sospeso ed etereo, con la minimalista Control 1 (Interlude), splendida composizione dal sapore drone, con cluster tremolanti sostenuti dagli archetti ed appena punteggiati da pochi tocchi di pianoforte, brano davvero emozionante. Franz Schubert è la riproposizione di un noto pezzo dei Kraftwerk, in origine basato su una sequenza di Fairlight e synth, con largo uso di delay, che i Penguin Cafe decidono di proporre staccando la spina, con le melodie avviluppate dell'immancabile harmonium e degli archi ed i bassi pizzicati a sostenere la cadenza.

Ancora tastiere a dominare la scena nella successiva Half certainty, in cui piano elettrico e melodica inscenano un botta e risposta su una base percussiva mono-tonale, per un brano che può  portare alla mente le composizioni di Yann Tiersen o dei Detektivbyran, musicisti con un conclamato debito artistico nei confronti della PCO. Protection torna in territori movimentati, con un andamento da giga sotteso ad una ariosa melodia che ricorda i lavori più folk-oriented di Mike Oldfield, altri cinque minuti abbondanti di grande musica.

Ancora atmosfere cinematografiche nella intensa Rescue, pregna di stilemi dissonanti dal vago sapore orientale, che aprono la strada ad un crescendo ancora una volta epico ed emozionale. Now nothing torna minimale, è un inedito per solo piano firmato da Simon Jeffes, con un ironico sottotitolo (Rock music). La conclusione dell'album è affidata ai sei minuti abbondanti di Wheels within wheels, cover di un brano dei Simian Mobile Disco, riveduto nella cadenza e arricchito da un gran lavoro di archi e tastiere, magnifica chiusura per un lavoro che mostra la maturità artistica di Arthur Jeffes e compagni, degni eredi della storica Orchestra. (9/10)