mercoledì 29 marzo 2017

Recensioni brevi: Shadow Band, Skyway Man

Shadow Band - Wilderness of Love (Mexican Summer)













Combo molto interessante alla cui guida troviamo Mike Bruno, ex-Black Family Magic Band, il quale, accompagnato da una folta schiera di musicisti, ha impiegato la bellezza di cinque anni per portare a termine questo esordio. La musica della Shadow Band è difficilmente inquadrabile in un genere: psichedelia e folk vanno a braccetto, ibridandosi di volta in volta con sonorità acide o bucoliche, in una proposta dal gusto fortemente vintage. Pare un disco uscito dai meandri più oscuri degli anni sessanta, con suoni dark, chitarre jingle-jangle, flauti, percussioni e atmosfere cinematografiche. Dal folk tenue dell'iniziale Green riverside all'up-tempo doorsiano di Eagle unseen, passando per le ossessioni oniriche di In the shade e Indian summer, il disco ci trasporta in una dimensione tenebrosa e cupa, nella quale si insinuano il surf-blues lisergico di Mad John e la rassicurante inquietudine pastorale di Daylight, brani migliori della raccolta (7,5/10)


Skyway Man - Seen Comin' From a Mighty Eye (Yewknee Records)













Cantautore originario di Richmond, Virginia, da tempo accasatosi a Nashville, l'ex-Naked Light James Wallace definisce la propria musica folk futurism: un melange di stili che prende a pretesto la musica di stampo tradizionale per elaborare strutture molto articolate nelle quali i generi si susseguono senza un apparente filo conduttore, con un approccio che può apparire destabilizzante per l'ascoltatore meno avvezzo, ma una volta inquadrato a dovere si rivela molto stuzzicante. L'album ha coinvolto una ventina di musicisti, tra cui ex-componenti dei Naked Light e parte del collettivo Space Bomb di Richmond, in un viaggio musicale che allinea stilemi folk-pop sofisticati di stampo british come in The seer, che pare uscita dal songbook di Donovan, soft-rock di maniera, come nella ritmata Terre, 999 o in The shadow knows, brano teatrale con un retrogusto anni '70, ed episodi più sperimentali, come la lunga Wires o la movimentata Plane. Un disco fin troppo variegato, che ad ogni ascolto rivela nuovi particolari, Wallace è certamente un autore da tenere d'occhio. (7/10)