sabato 11 marzo 2017

Recensioni brevi: John Mayall, Robert Randolph


John Mayall - Talk About That (Forty Below Records)














A ottantatre anni sounati e con una sterminata discografia alle spalle, John Mayall riesce ancora a “dare la paga” ai giovani bluesman bianchi di belle speranze, spesso verbosi solisti della sei corde, che, a scadenza regolare, critica e pubblico innalzano sul piedistallo di re del blues. Soprattutto nelle ultime produzioni del nostro, si riscontra una vitalità invidiabile; stare in studio è ancora il suo passatempo preferito e dà sempre buoni risultati. Talk About That non è un disco da cui aspettarsi svolte epocali, è semplicemente un album in cui tutte le forme variegate del blues vengono esplorate con il gusto e la passione d'altri tempi che Mayall sa dosare sapientemente. Registrato agli House Of Blues Studios di Encino, California, l'album vede lo stesso Mayall alla produzione, contiene undici brani (tre cover di pezzi firmati da Bettye Crutcher, Jimmy Rogers e Jerry Lynn Williams) e può contare sulla partecipazione del redivivo Joe Walsh (Eagles) alle chitarre. (7/10)


Robert Randolph & The Family Band - Got Soul (Sony)














Quinto album per il carismatico virtuoso della pedal steel e la sua Family Band, da sempre impegnati nel tentativo di imprimere una spinta evolutiva alla black music tradizionale. Randolph è un talento vero, con un background che contiene matrici blues, gospel, soul e R&B, influenze che si affacciano di volta in volta nelle sue canzoni, filtrate da un chitarrismo a tratti selvaggio, molto moderno. Questo Got Soul nasce dall'esperienza come church musician del nostro, portando la carica espressiva del gospel e del soul in ambienti più spinti verso il rock e le divagazioni delle jam bands. Ne esce un disco nel quale riff e groove hanno un impatto immediato e i brani scorrono via in continuità, con punte di altissimo livello, come She got soul, Love do what it do e la bella cover del brano di Sam & Dave I thank you. Ospiti del disco Darius Rucker, Anthony Hamilton e Cory Henry (Snarky Puppy). (7/10)