martedì 20 marzo 2018

Marty O'Reilly & The Old Soul Orchestra - Stereoscope (Randm Records)



di Luca Salmini

“...Gli irlandesi sono i più negri d'Europa...”, lo dicevano già i protagonisti di The Commitments, il celebre film di Alan Parker del 1991, ed è quello che viene in mente ascoltando 'Stereoscope', il nuovo album di Marty O'Reilly and the Old Soul Orchestra, che in realtà vengono da Santa Cruz in California, ma a giudicare dall'etimologia del nome, sembrano l'ultima delle tante generazioni di immigrati irlandesi in America. Una supposizione che non ha chiaramente intenzioni razziste, ma che rappresenta il maldestro tentativo di spiegare l'origine di tutto quel calore soul che esala dagli affascinanti chiaroscuri della voce di O'Reilly e la presenza degli spettri di Robert Johnson, Sam Cooke e Bessie Smith che balenano tra le note di 'Stereoscope', terzo lavoro di studio della formazione californiana, in cui folk, blues, jazz, country e soul si intrecciano un po' come succedeva nei primi dischi di Ray Lamontagne o magari nella serata conclusiva del Mardì Gras. 


Che Marty O'Reilly alla voce e alla chitarra, Chris Lynch al violino e alle tastiere, Ben Berry al contrabbasso e Matt Goff alla batteria e alle percussioni siano dei fanatici della musica delle radici come potrebbero esserlo gli Old Crow Medicine Show, lo si intuiva già dal ruvido e basico rollio country-blues del precedente 'Pray For Rain', ma quattro anni più tardi, pur confermando i punti di riferimento, 'Stereoscope' evidenzia un'evoluzione straordinaria nel suono della band, sia a livello compositivo, con liriche più profonde e personali, sia per quanto riguarda gli arrangiamenti, molto più strutturati, articolati e decisamente originali, tanto nel modellare il lato seducente di una ballata soul quanto nel celebrare l'elegiaco crescendo di una sinfonia folk. 

La misura di quanto accaduto negli ultimi quattro anni e della importante maturazione della band potrebbe incarnarla la straordinaria rilettura di Hard Time Killing Floor di Skip James, una canzone che di per sé mette i brividi e che Marty O'Reilly and the Old Soul Orchestra interpretano con estro e personalità, trasformandola in un magia voodoo sospesa tra le desertiche visioni del blues maliano e il folk psichedelico della Incredible String Band: un'autentica meraviglia che non è comunque un episodio isolato in 'Stereoscope', perchè non sono meno emozionanti brani da naviganti di stelle come l'iniziale e stupenda Firmament, cosmici country-folk come l'incantevole Southern Road, sontuose corali soul come l'intensissima Ghost e l'ispiratissima titletrack, atmosferici blues come Let The Wind In o spaziosi avant rock come l'ipnotica Spacehorse. “...Abbiamo messo cuore e anima in questo album...” dichiara Marty O'Reilly riguardo la realizzazione del disco e non c'è alcun dubbio che sia andata proprio così, perchè 'Stereoscope' trasuda ispirazione, dedizione e talento da ogni singola nota: un piccolo capolavoro!  (9/10)