martedì 6 giugno 2017

North Mississippi Allstars - Prayer For Peace (Sony Legacy)


Ottavo album in studio e debutto su major per la band dei fratelli Dickinson, da oltre venti anni votata a reinventare la tradizione rurale della musica del diavolo, trasfigurandola in una versione scarna ed elettrificata, diretta discendente dello stile peculiare di bluesmen avanguardisti come Mississippi Fred McDowell e R.L.Burnside. Se fino a qualche anno fa parlando dei due si finiva sempre col citare  l'illustre padre Jim Dickinson, produttore straordinario dal curriculum interminabile scomparso nel 2009, ora i fratelli hanno raggiunto uno status di tutto rispetto, soprattutto nella veste di session-men di lusso, prestando la loro opera a una moltitudine di importanti act (John Hiatt, Black Crowes e Lucero, giusto per citarne alcuni).

Luther Dickinson è un chitarrista molto dotato, con un suono piuttosto riconoscibile e un amore smisurato per i suoni slabbrati delle chitarre e degli amplificatori, mentre Cody si muove agilmente tra batteria, percussioni e tastiere, dividendo equamente le parti vocali col fratello. In questo album sono affiancati dai bassisti Oteil Burbridge (Allman Brothers Band), Danielle Nicole e Dominic Davis (Jack White), nonché dai chitarristi Graeme Lesh (Midnight North) e Kenny Brown (R.L.Burnside). Presenza ormai costante negli album dei NMA, quella di Sharde Thomas, strepitosa poli-strumentista, nipote del leggendario Otha Turner, virtuoso del fiffaro.

Il disco è il risultato di una moltitudine di sessions tenute presso sei diversi studi, dislocati in varie parti degli Stati Uniti, tra i quali il paterno Zebra Ranch di Hernando, Mississippi e il leggendario Royal Studio di Memphis, Tennessee, con alla consolle il buon Boo Mitchell (Buddy Guy, Boz Skaggs, Robert Cray e tanti altri). La firma con una major del calibro di Sony poteva far temere una svolta commerciale o quantomeno opportunista nel sound della band, ma tutto questo è lontano mille miglia dai solchi di un lavoro per nulla accondiscendente o pensato per le charts; i due fratelli proseguono sulla polverosa strada imboccata due decenni fa, senza curarsi troppo di ciò che succede nel resto della scena musicale, scrivendo secondo il proprio gusto e prendendo a prestito composizioni altrui per rendere omaggio a quelle che sono da sempre le loro influenze.

L'album presenta quindi tre cover del già citato Burnside: le saltellanti Long haired Doney e Miss Maybelle e la sincopata Bird without a feather, una composizione di Gus Cannon (la scanzonata e rollingstoniana Stealin') e una di Mississippi Fred McDowell, la notissima You got to move, arricchita dalla bella voce di Danielle Nicole. Spazio anche per un paio di standard tradizionali, il country-blues Deep Ellum e il gospel Bid you goodnight. Ciò che rimane è farina del sacco dei fratelli e certamente non sfigura di fianco al resto. C'é anche una traccia nascosta che è la ripresa della title-track, in versione più sperimentale. Il disco si lascia ascoltare d'un fiato; per gli appassionati del genere, spesso assuefatti a dodici battute fin troppo simili le une alle altre, è una vera manna dal cielo. Per gli altri un grande album di roots-rock moderno. (8,5/10)