venerdì 12 maggio 2017

Paul Weller - A Kind Revolution (Parlophone)

Con assoluta noncuranza per gli oltre quaranta anni di carriera che si ritrova sul groppone, l'indiscusso Padrino del movimento Mod dimostra ancora una volta di essere autore capace di lasciare il segno, sfornando uno dei lavori più interessanti nella propria vasta discografia. Dopo l'interlocutorio 'Saturn Patterns', disco che conteneva cose egregie ma anche esperimenti sonori un poco azzardati e in qualche modo involuti, tesi verso una psichedelia poco consona al personaggio, Weller torna a fare ciò che gli riesce meglio: reinventare e rivitalizzare con gusto e credibilità generi ben radicati nel passato, inserendo nel pacchetto, come valori aggiunti, la forza e il carisma di una personalità che pochi altri artisti possono vantare.

Rieccolo dunque alle prese con l'estetica british e le istanze mod di una tracklist infarcita di richiami al soul, al funk e all'RnB, per una rivoluzione gentile che riesce ampiamente nell'intento, anche grazie alla generosa messe di ospiti presente nel disco: un redivivo Boy George, l'amico e mentore Robert Wyatt, il giovane Josh McClorey (The Strypes) e le belle voci di Madeline Bell e PP Arnold.
Nei testi si legge una nota di speranza, i tempi della rabbia sono lontani e l'età adulta porta a vedere le cose con un certo distacco, razionalizzandole e cercando di estrapolare ciò che di buono racchiudono, con la forza dell'ottimismo, senza necessariamente dover combattere. 

Questo concetto è ben espresso in The cranes are back, senza ombra di dubbio uno degli episodi più riusciti, nel quale è contenuto il verso che dà il titolo al lavoro. Le gru sono gli uccelli che, dopo un lungo e rigido Inverno, tornano a nidificare nelle città, portando la speranza di una Primavera di rinascita, ma sono anche quelle meccaniche che si ergono nei cantieri, simbolo di una ripresa economica, del lavoro che ritorna dopo una crisi che ha condizionato pesantemente gli ultimi anni. Weller sa ancora colpire duro ma a quasi sessanta anni si trova ad affrontare le istanze politiche e sociali con maggior consapevolezza e maturità, in un'ottica più ottimista.

Con questo non pensiate che Weller si sia rammollito: il changingman è ancora pungente e acuto quanto basta, specie quando dalla sua penna escono brani come le iniziali Wo sé mama e Nova, nelle quali l'energia del rock e i ricchi arrangiamenti si sporcano di funk e garage, con una modernità formale che quasi stupisce per freschezza ed immediatezza. Tanto basta per riportare in studio Robert Wyatt, il quale arricchisce, con splendida vocalità e celeberrima cornetta, la parte centrale di She moves with the fayre, gemma funky-soul nella quale la forza di James Brown incontra la raffinatezza degli Style Council. L'ospite inatteso Boy George presta magistralmente la propria voce alla trance eterea di One tear, composizione in bilico tra atmosfere dance e gospel, nella quale le cadenze delle chitarre ritmiche si alternano al suono mistico di un fascinoso handpan.

Hopper e New York sono due splendidi tributi; il primo è un sincopato blue eyed soul dedicato al genio del pittore che meglio seppe rappresentare la malinconica solitudine  delle metropoli, il secondo una dichiarazione d'amore verso la città nella quale lo stesso Edward Hopper visse, un calderone multiculturale proiettato nel futuro, dipinto con le tinte sapide dell'organo hammond, delle percussioni afrocubane e di un'esplosione corale che caratterizza un tostissimo ritornello. Satellite Kid è un massiccio RnB che piacerebbe a Dr.John, con una struttura scarna ma imponente, sostenuta in gran parte dalla batteria e dalla bella chitarra di McClorey, forte di un inciso che si pianta in testa al primo ascolto. 

Per i fans più accaniti, il disco esce anche in edizione deluxe, con i dieci brani in versione strumentale e otto remix, firmati da Villagers, Toy, Prof.Kybert e Syd Arthur, ma l'edizione standard basta e avanza, siamo di fronte ad un signor album. Paul Weller è più in forma che mai e questo lavoro occuperà sicuramente un posto di rilievo nelle classifiche di fine anno. (8,5/10)