giovedì 27 aprile 2017

John Mellencamp - Sad Clowns & Hillbillies (Republic Records)


Terminata la collaborazione con un produttore molto capace ma per certi versi anche scomodo e invadente come T Bone Burnett, parentesi che forse ha dato più motivi di soddisfazione alla critica musicale che ai fans storici di Mellencamp, l'ex Cougar re-indossa i panni di produttore e torna all'Americana di stampo old-school, abbandonando l'approccio dark e involuto degli ultimi lavori per riavvicinarsi ai più congeniali ambiti rock venati di roots di album come Big Daddy (1989) e Human Wheels (1993). Tra i rockers di razza, il nostro è forse quello invecchiato meglio, avendo mostrato la grande capacità di far evolvere il proprio stile sempre in direzione di un perfezionamento qualitativo, evitando cadute di stile o la ripetizione di formule fin troppo abusate. 

Sad Clowns & Hillbillies, 23esimo album in studio, restituisce ai fans il vecchio Mellencamp, quello stradaiolo e combattivo, capace di dar voce alle istanze dei più deboli, in maniera ferma e credibile. Per questo lavoro Mellencamp si avvale ancora una volta della collaborazione di Carlene Carter, la figliastra di Johnny Cash, già al suo fianco per la colonna sonora di 'Ithaca', film prodotto nel 2015 dalla ex-compagna di Mellencamp, Meg Ryan. Cantautrice dotata di una gran voce, la Carter duetta splendidamente col nostro in cinque dei tredici brani della raccolta (di due è anche autrice), guadagnandosi un meritato featuring in copertina. 

Altro ospite degno di menzione è Martina McBride, presente nella canzone scelta come primo singolo, la ritmata Gradview. Oltre ai pezzi scritti da Mellencamp e Carter, il disco ospita due belle cover: Mobile blue di Mickey Newbury, in una versione sincopata che ricorda molto l'originale, e Early bird cafe, in origine incisa dalla Jerry Hahn Brotherhood, qui trasfigurata a folk-rock ballad con un arrangiamento che piacerebbe a Scott Litt. Inoltre è presente il brano My soul's got wings, movimentato country-rock su testo di Woody Guthrie, per il quale Mellencamp ha scritto la musica.

L'album è dunque un viaggio articolato attraverso le radici del suono Americana, con una buona alternanza di atmosfere acustiche ed elettriche, i cui momenti culminanti, oltre ai brani già citati sono l'epica ballata western dall'atmosfera cinematografica Battle of angels, la riflessiva What kind of man am I, drammatica e tesa, splendidamente interpretata dal nostro, e la potente e bluesata Damascus road, composizione totalmente firmata dalla Carter. Interessante anche Sad clowns, nella quale John pare fare il verso al Bob Dylan degli ultimi album. Ma tutto il disco è di altissimo livello, Mellencamp canta alla grande e la band, composta dai fedeli Andy York, Mike Wanchic, Miriam Sturm e Dane Clark, gira a mille. Un grande ritorno che se la giocherà di certo coi migliori, alla fine dell'annata. (8/10)