Polistrumentista scozzese da qualche anno residente a Brooklyn, Hannah Read è nota soprattutto in veste di violinista, chitarrista ed autrice al fianco di personaggi del calibro di Roseanne Cash, Eliza Carthy e Sarah Jarosz e come membro dell'interessante collettivo folk Songs of Separation. Fino ad oggi la sua discografia da solista comprendeva solo il breve 'Wrapped Lace' (2012), lavoro interlocutorio con alcuni spunti interessanti ma mancante di una direzione stilistica precisa e riconoscibile. L'album che abbiamo per le mani aggiusta decisamente il tiro, presentandoci una autrice matura, dotata di una personalità decisamente interessante e in grado di scrivere e interpretare grandi composizioni. Read abbandona gli arrangiamenti evanescenti in favore di una concretezza fatta di suoni semplici e intensi, con le chitarre a guidare le danze e su tutto la bella voce, fresca ed espressiva. Tanti i brani che meritano una citazione: dall'iniziale, l'intensa Moorland Bare, all'inquieta Ringleader, dalla splendida e immaginifica I'll Still Sing Your Praises alla folkeggiante title-track, per arrivare alla lirica Campsea Ashe. Un disco che fa della sostanza il proprio forte, nel quale la potenza espressiva non fa sentire la mancanza quasi totale di strumenti a percussione. Hannah Read è un nome da tenere bene a mente e questo bel disco merita un posto al fianco di quelli recenti firmati da I'm With Her, Laura Marling e Jesca Hoop. (8/10)
Mount Eerie - Now Only (P.W.Elverum & Sun)
A dodici mesi dall'uscita di 'A Crow Looked at Me', splendido album presente in diverse classifiche di fine anno compilate dalle riviste specializzate, Phil Elverum prosegue sulla strada dolorosa e straniante di un'elaborazione del lutto pubblica, in forma di canzone, dando alle stampe questo 'Now Only', lavoro che, come il precedente, ruota attorno alla prematura morte della moglie Geneviève Castrée, alternando momenti autobiografici dell'attualità a ricordi familiari, inseriti in strutture minimali essenzialmente acustiche, con qualche divagazione elettrica di stampo noise. L'album, registrato nella solitudine della propria casa, tra Marzo e Ottobre 2017, vede Elverum raccontare con tono sommesso la propria esistenza spezzata di marito e padre, con un'esigenza narrativa ancora più palpabile rispetto al precedente, che si estrinseca in un uso del cantato molto vicino al parlato, rendendo il disco un vero e proprio racconto in musica, intenso e intimo. E' difficile giudicare un lavoro di questo tipo senza farsi influenzare dal peso delle parole contenute, le quali spesso prendono completamente il sopravvento sulla musica. Certo non è un disco per tutte le occasioni, che necessita di un approccio attento e comprensivo; il drammatico tentativo di un uomo di rimanere legato alla realtà, di creare un microclima nel quale il dolore e la mancanza possano diventare sopportabili. (7,5/10)