lunedì 6 marzo 2017

The Waifs - Ironbark (Jarrah Records)

Giunto all'importante traguardo dei 25 anni di onorata carriera, il trio australiano pubblica un lavoro molto ambizioso: un album contenente la bellezza di venticinque brani (14 nella tracklist più 11 bonus in download gratuito), uno per ogni anno di attività. Questa scelta, che farà felici i fans più accaniti della band, rende l'album fin troppo sostanzioso, mettendo sul piatto alcuni brani molto buoni insieme ad altri che, se anche non ci sentiamo di definire riempitivi, in qualche modo allungano il brodo, restituendoci un lavoro meno incisivo. Dieci-dodici brani scelti oculatamente sarebbero stati comunque un ottimo modo per festeggiare l'importante anniversario.

Le belle melodie folk-pop, con quel sentore di americana che non ti aspetteresti da una band proveniente dalla land down under, con le voci molto ben armonizzate e l'utilizzo di strumenti come mandolino e armonica arrangiati in un'ottica prettamente country, rendono l'atmosfera del disco molto leggera e frizzante, ma c'é anche lo spazio per qualche momento più meditativo, nelle ballate dall'andamento oscuro, più hard-boiled. Le sorelle Vikki e Donna Simpson si dividono equamente gran parte delle voci soliste, lasciando a Josh Cunningham quattro-cinque brani in cui mettere in campo la propria calda vocalità.

Sono le composizioni più ricercate a livello di arrangiamento, quelle che si innalzano dal lotto, come l'iniziale title-track, scandita da una ritmica particolare e dotata di un inciso molto catchy, lanciata in direzione di un country-pop per nulla zuccheroso. Una splendida chitarra introduce Higher ground, sorta di mantra folk dal grande impatto sonoro, forse non originalissima nella scansione di accordi ma confezionata in maniera impeccabile. I won't go down è meditativa, con gli ambienti delle chitarre che si fanno più carichi con persino l'inserimento di un feedback, mentre le due voci femminili si inseguono in territori cari al moderno country.

Done and dusted è un country blues con contrabbasso e percussioni a portare una cadenza shuffle sulla quale ben si innnestano le voci di Vikki e Donna. Ampio respiro per la ballata Grand Plans, cantata da Cunningham con trasporto, pezzo molto riuscito in cui i suoni rivestono grande importanza, tra i migliori del disco. Altro grande brano è Syria, dotato di un arrangiamento denso di sfumature, grazie all'utilizzo di una moltitudine di strumenti a corda, con un testo molto toccante a trattare tematiche attualissime.

I brani bonus sono tutti in versione acustica, con arrangiamenti piuttosto minimali; tra i migliori il country-blues Sugar mama, con un andamento swampy molto vintage, la commovente ballad Strangest thing e la campestre Shiny apple, piacevole parentesi folk in odore di Canterbury-style, con la coralità del trio espressa al meglio. Meno brani avrebbero fatto la differenza ma l'intenzione di regalare ai fans qualcosa di speciale per festeggiare 25 anni sulle scene è ampiamente comprensibile. (7/10)