Periodo di anniversari per l'artista precedentemente noto come Cat Stevens, che proprio in questi giorni festeggia i cinquant'anni di carriera discografica, pubblicando questa raccolta di brani, alcuni scritti all'epoca e finiti sui primi due album, altri rimasti nel cassetto o freschi di scrittura. Per farlo chiama a sé un paio di buoni amici: il produttore Paul Samwell-Smith e il chitarrista Alun Davies, determinanti per il suono della gran parte dei capolavori pubblicati dal nostro negli anni '70. Il risultato è un album piacevole e molto ben strutturato, con la voce di Yusuf splendidamente adagiata sui suoni, arrangiamenti piuttosto minimali con le acustiche in grande spolvero, e una tracklist decisamente felice, che scorre via senza soluzioni di continuità. I suoni non riportano ad atmosfere passate ma sono puliti e moderni, evitando qualunque sensazione di revival: See What Love Did To Me, la title-track, Grandsons, Northern Wind e Don't Blame Them da sole valgono l'acquisto del disco. Un gradito ritorno. (7,5/10)
Jack Johnson - All The Light Above It Too (Island)
La coloratissima immagine di copertina di questo nuovo disco del cantautore hawaiiano è in realtà un messaggio molto serio circa lo stato dei mari; Jack Johnson e la sua chitarra sono infatti circondati da una massa di rifiuti plastici recuperati nell'Oceano. L'ex-surfista da North Shore è da oltre un decennio un appassionato attivista per l'ambiente e questo nuovo lavoro è nato tout court come mezzo per sensibilizzare il numeroso pubblico dei fan sul tema della salvaguardia del Pianeta. La musica di Johnson non ha mai avuto particolari sussulti, dall'esordio di 'Brushfire Fairytales' è cambiato poco o nulla: ballate da spiaggia assolata, qualche digressione folkie, una spruzzata di groove black e un'attitudine di fondo che piace a registi e consulenti musicali. E questo album continua sulla stessa linea, alternando qualche episodio interessante come Sunsets For Somebody Else, Daybreaks o My Mind Is For Sale ad altri che hanno un gusto fin troppo risaputo e prevedibile. Il messaggio è importante ma sarebbe ora di dare una rinfrescata alla formula, perché l'album potrà pure vendere bene ma l'impressione è che Johnson sia diventato la caricatura di sé stesso. (6/10)