Lasciati alle spalle gli eccessi, le vecchie ruggini e i problemi di salute, David Crosby si sta dedicando finalmente a ciò che gli riesce meglio: scrivere canzoni. Con una discografia da solista che fino al 2013 constava di tre soli titoli e nel giro di poco più di un triennio è arrivata al doppio, il cantautore losangelino sta finalmente regalando al pubblico i frutti di un talento indiscusso, dando più di un degno seguito a quella pietra miliare che risponde al nome di 'If I Could Only Remember My Name' (1971). La grande voce a tratti mostra un filo di stanchezza, gli anni di Woodstock sono ormai lontani, ma Crosby resta un artista coerente e coraggioso, capace di dire la propria, non solo in ambito musicale, vista la fama raggiunta nel mondo social grazie alla notoria mancanza di peli sulla lingua.
'Sky Trails' arriva a poco meno di un anno dal predecessore, quel 'Lighthouse' che, a parere di chi scrive, non ebbe tutti i riconoscimenti che meritava; un disco forse sommesso nelle atmosfere ma carico di una potenza espressiva deflagrante. E se in quel lavoro Crosby ci presentava il lato più folkie della sua anima musicale, in questo nuovo album i ritmi si fanno più presenti e sinuosi, con arrangiamenti ricchi e qualche concessione ai lick batteristici. Si batte dunque il piedino con l'iniziale sincopata She's Got to Be Somewhere, brano nel quale si palesa l'amore di Crosby per gli Steely Dan: Steve DiStanislao batte sui tamburi a tutto groove, il Wurlitzer di James Raymond saltella tra gli accordi e i fiati riempiono gli spazi, ottimo inizio, con un Croz che pare ringiovanito.
Sell Me a Diamond è un bell'up-tempo con il pianoforte ostinato e una moltitudine di finezze che ascolto dopo ascolto spuntano dal mix dietro alla vocalità vigorosa di Crosby. La voce è ancora protagonista nella jazzata Before Tomorrow Falls on Love, retta dal piano di Raymond e dal contrabbasso di Mai Agan. Un'oasi di pace prima della fascinosa Here Is Almost Sunset, della quale DiStanislao è ancora il motore fondamentale, creando una solida base su cui si muovono agilmente il basso lirico di Agan e le divagazioni jazzy di Steve Tavaglione al sassofono. La cover Amelia di Joni Mitchell è una grande ballad pianistica, con una struttura suggestiva, ed un testo dalla poetica semplice ma molto toccante, pare non esserci nulla fuori posto. David canta convinto, il suo vibrato torna quello dei bei tempi e il pezzo galleggia leggero nell'aria.
C'è spazio anche per un pizzico di blues, alla maniera di Crosby, raffinato ed etereo, nella splendida Somebody Home, con un Hammond intrigante e begli inserti di fiati. Il pezzo migliore del lotto è comunque la title-track, una ballata costruita sugli arpeggi della chitarra acustica, con la voce del nostro doppiata da quella, splendida, di Becca Stevens e dai contrappunti del sax soprano di Tavaglione. Un brano sullo spaesamento provato da un musicista nei continui spostamenti di un tour che, pur essendo lieve e misurato, mostra un peso specifico monumentale.
Il ritorno di Crosby è sempre un'ottima notizia e la ritrovata prolificità di uno dei nostri beniamini non può che renderci felici. 'Sky Trails' non è un album facile al primo impatto, necessita di uno sforzo di attenzione per essere metabolizzato a dovere; è un disco pieno di piccoli dettagli e contrappunti che vanno gustati ascolto dopo ascolto, senza distrazioni. Assieme a 'Lighthouse' è un compendio completo di tutto ciò che Croz a settantasei anni suonati è in grado di darci: lirismo, passione e disincanto; una voce che non smette di emozionare. (8/10)